Da Nord a Sud l’Italia è ancora piegata dal maltempo: raffiche di vento e alluvioni. I danni purtroppo anche quest’anno sono ingenti. Aldilà dell’emergenza occorre fare i conti con i costi dei danni maltempo. E piovono anche le critiche. Qualcuno ipotizza che gli enti locali saranno spinti ad aumentare le tasse sulla casa e le addizionali per far fronte ai costi di ricostruzione post danni. Parliamo di cifre ingenti come ha sottolineato Federcontribuenti in un comunicato stampa.

Conte ha promesso un investimento immediato di un miliardo di euro per i dissesti causati dall’ondata di maltempo e Salvini ha parlato di 40 miliardi per la messa in sicurezza dei territori.

Di seguito il quadro che emerge nel documento di Federcontribuenti:

“In 4 anni i danni da maltempo ammontano a 8 miliardi ma sono stati stanziati per la ricostruzione solo 740 milioni di euro.

L’80% di tutti i comuni di Italia, 1.190, ha un piano di emergenza comunale di Protezione Civile da mettere in atto in caso di frana o alluvione ma meno della metà dei comuni ha un piano aggiornato o volontari formati per un intervento preventivo o immediato al dissesto.

Nel 70% dei comuni italiani ”occorrono immediati piani di bonifica e manutenzione delle aree verdi e del letto dei fiumi gravemente inquinati e intasati da detriti sepolti da decenni. 8 milioni di cittadini sono quotidianamente esposti al pericolo di frane, esondazioni, inondazioni e crolli. 40 mila persone risultano ancora sfollate da precedenti dissesti. Questa Italia va rifondata fin dalle radici”.

Interventi danni maltempo: costi ma anche lavoro

Da un’altra prospettiva però questi interventi prevedono nuovi posti di lavoro: “Fiumi da drenare, argini da costruire, territori da bonificare, verde pubblico da ripristinare e controllare. ”Abbiamo tanto di quel lavoro da dare che altro che reddito di cittadinanza. Ci sono in palio almeno un milioni di posti di lavoro a tempo determinato da assegnare in tutta Italia a costo zero, visto che andremmo poi a risparmiare nelle manutenzioni straordinarie o nei fondi per la ricostruzione”.

Conclude quindi il presidente della Federcontribuenti Marco Paccagnella: ”A quando un vero piano di messa in sicurezza di tutto il nostro territorio? Dalla trasformazione in antisismico di tutti gli edifici pubblici e privati con una programmazione a lungo termine e con finanziamenti adeguati, come hanno fatto altri Stati tipo la Turchia; lavoro per le imprese e occupazione per almeno un decennio e con un ritorno importante nelle casse dello stato”.