A partire dalla pensione in due tempi, passando per la tanto attesa Quota 41, ecco perché il cantiere della previdenza è davvero al palo. E perché, per il 2023, la riforma delle pensioni rischia un clamoroso naufragio.

La pensione in due tempi, che è stata proposta dall’attuale presidente dell’INPS Pasquale Tridico, per la flessibilità in uscita, rischia infatti non non venire alla luce. Quantomeno con decorrenza a partire dal prossimo anno. E questo perché il cantiere della previdenza è al momento al palo.

Ma ora iniziano a circolare pure i rumors relativi ad un definitivo rinvio della riforma.

Dalla pensione in due tempi alla tanto attesa Quota 41, perché il cantiere della previdenza è davvero al palo

In altre parole, per le speranze di pensione in due tempi e di Quota 41, si potrebbe non parlare più di riforma strutturale del Governo che è guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma di una revisione della previdenza pubblica che potrebbe essere lasciata in eredità al prossimo Governo. Quello che uscirà dalle prossime elezioni politiche.

Ma detto questo, come funzionerebbe la pensione in due tempi? Si tratta, nello specifico, di riconoscere la pensione in due quote. La quota contributiva a 63-64 anni, e poi la quota restante della pensione, quella con il sistema di calcolo retributivo, solo al compimento del 67esimo anno di età. Ovverosia, quando maturano i requisiti per l’accesso alla pensione INPS di vecchiaia.

Come funzionerebbe la tanto attesa Quota 41 pura, quella davvero per tutti

Chiarito come funziona la pensione in due tempi, come funzionerebbe invece la Quota 41 pura, quella per tutti? A differenza della Quota 41 precoci, la Quota 41 pura prevede il rispetto del solo vincolo dell’anzianità contributiva. Ovverosia, 41 anni di contributi previdenziali versati. Senza vincoli di età e senza altre condizioni da rispettare.