Il passaggio dal forfettario per il possessore di partita IVA al regime transitorio biennale. Ecco, nel dettaglio, come funzionerebbe la cosiddetta flat tax a tempo. Al fine di evitare che, proprio per le partite IVA che escono dal regime fiscale agevolato con la tassa piatta al 15%, si passi ad una tassazione IRPEF ordinaria al 43%. Così come è riportato in questo articolo.

Nel dettaglio, quella del passaggio dal forfettario per il possessore di partita IVA al regime transitorio biennale è per ora solo una proposta.

Che però ad oggi ha buone possibilità di essere introdotta. Al momento il Governo italiano guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, infatti, sta cercando la quadra. Proprio tra le forze politiche che sostengono l’Esecutivo che è condotto dall’ex presidente della BCE.

Dal forfettario partita IVA al regime transitorio biennale. Ecco come funzionerebbe la flat tax a tempo

In particolare, con l’uscita dal forfettario partita IVA, la proposta prevede l’accesso per due anni ad una tassa piatta innalzata dal 15% al 20%. Prima di dover poi bruscamente passare al regime IRPEF ordinario.

Con il quarto ed ultimo scaglione IRPEF che prevede, non a caso, l’applicazione di un’aliquota progressiva che è al 43%. Mentre per i forfettari al 5%, per i primi 5 anni di attività, la proposta di revisione sarebbe invece improntata sull’introduzione di un regime biennale transitorio con la tassa piatta innalzata al 10%.

Perchè sarebbe molto importante introdurre la flat tax a tempo

Ecco perché, dal forfettario partita IVA al regime transitorio biennale, si parla di introduzione della flat tax a tempo. Una misura cuscinetto che, tra l’altro, andrebbe a salvaguardare la crescita dimensionale delle micro e delle piccole imprese. Per le quali spesso è troppo penalizzante passare dalla tassa piatta al 15%, per compensi o ricavi fino a 65.000 euro, ad un prelievo IRPEF fino al 43% come sopra accennato.