Sta suscitando clamore il caso sull’errore nel cumulo contributi che è costato la pensione ad un perito assicurativo. La sua storia ha fatto il giro del web: la buona notizia è che forse l’intervento dell’Inps porterà ad una soluzione.

Contributi da dipendente e autonomo: le regole per il cumulo

Sono molte le persone che in Italia, durante la carriera lavorativa, proprio come il signor Cola, protagonista suo malgrado di questa vicenda, hanno versato i contributi sia nel Fondo Pensioni dei Lavoratori dipendenti sia nella Gestione separata ma che in nessuna delle due gestioni previdenziali raggiungono i requisiti minimi per l’accesso alla pensione.

Nel caso specifico, a complicare il quadro, si è inserita anche la richiesta di un assegno di invalidità, di cui non risultava ancora titolare al momento della richiesta di prestazione in cumulo. L’assegno di invalidità è stato riconosciuto e versato in un secondo momento, a partire dal mese di febbraio del 2016. Quando, raggiunti i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, ha chiesto all’Inps che gli fosse liquidata la pensione di vecchiaia in regime di cumulo, in sostituzione dell’assegno ordinario di invalidità che aveva iniziato a percepire, risultava quindi di fatto già titolare di un trattamento pensionistico presso una delle gestioni Inps (e tra queste prestazioni pensionistiche rientra anche l’assegno ordinario di invalidità). Cosa che per legge impedisce la pensione di vecchiaia in regime di cumulo contributi.

Quale possibile soluzione quindi per evitare questo paradosso?
La strada consigliata dall’Inps, dopo la disamina del caso, è quella di non richiedere il rinnovo dell’assegno ordinario alla prossima scadenza naturale della prestazione, prevista per il prossimo gennaio 2019. In questo modo il signor Cola, ma ovviamente come lui anche tutti i lavoratori che si trovano in una situazione analoga, potranno sfruttare gli anni di contributi versati nelle diverse casse.

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