Anche se non molti sanno che il suo nome è caparra penitenziale, si usa, molto spesso, all’interno dei contratti di compravendita. Si tratta di una tutela che garantisce il diritto di recesso per un contratto.

La caparra versata, oltre che a titolo di acconto, serve anche a garantire ad entrambe le parti il diritto di recesso: essa, infatti, è il compenso per la parte che non recede il contratto. Chi recede dal contratto, infatti, perde la caparra. Se a recedere è colui che ha versato la caparra, quindi, non la riavrà indietro, se, al contrario, il diritto di recesso è esercitato da chi ha ricevuto la caparra, dovrà restituirla doppia.

A regolamentare la caparra penitenziale è l’articolo 1396 del codice civile.

Le situazioni che possono verificarsi quando si versa una caparra penitenziale sono 3, ma sia il compratore che l’acquirente, in questo modo, sanno di poter esercitare il diritto di recesso sul contratto.

  • La prima situazione è quella in cui il contratto vada a buon fine e ne’ compratore ne’ venditore esercitino il diritto di recesso: il questo caso la caparra viene detratta dal prezzo dell’acquisto.
  • Se a recedere il contratto è il compratore che ha versato la caparra, la perderà.
  • Se, invece, il diritto di recesso è esercitato dal venditore si vedrà costretto a restituire all’acquirente il doppio della somma versata a titolo di caparra penitenziale.