Molte persone continuano a lavorare dopo la pensione. Soprattutto gli autonomi e i liveri professionisti. La legge non vieta di poter continuare a svolgere una attività professionale e cumulare allo stesso tempo una rendita. A parte alcuni casi in cui la rendita è liquidata in anticipo come con Quota 100, 102 o 103.

In questi ultimi casi, vi è il divieto di lavorare fino al raggiungimento dei requisiti per la vecchiaia, cioè a 67 anni di età. Ma dopo è possibile riprendere a cumulare liberamente i redditi da lavoro con quelli da pensione.

In pratica, tornare a lavorare, sia come dipendente che come autonomo. Ma a questo punto la domanda che ci si pone è: che fine fanno i contributi che si versano?

I contributi dopo la pensione

Ebbene ile persone che lavorano e versano contributi dopo la pensione hanno diritto a ottenere una rendita supplementare. Nulla si perde e tutto finisce nella gestione di appartenenza, sia essa ordinaria, speciale o nella Gestione Separata e servirà ad ottenere una rendita supplementare al momento opportuno.

La legge riserva, infatti, il diritto a ottenere una rendita supplementare per il periodo di lavoro svolto dopo la pensione. La procedura non è automatica, ma bisogna fare espressa domanda all’Inps affinché sia calcolata e liquidata la prestazione in aggiunta a quella già in corso.

Come funziona la pensione supplementare

Ma come funziona esattamente la pensione supplementare? Innanzitutto va detto che non tutti i pensionati possono lavorare dopo la pensione. Quota 100, come anche Quota 102 e Quota 103 non consente di svolgere attività lavorativa se si accedere all’uscita anticipata. Almeno fino al compimento dei 67 anni, quando matura il diritto alla pensione di vecchiaia.

Chi può lavorare, invece, ha il diritto a farsi liquidare un supplemento di rendita per i contributi versati e maturati nel periodo specifico. L’articolo 7 della legge 155/1981 riconosce il supplemento nei confronti dei pensionati lavoratori che proseguono l’attività lavorativa, trascorsi almeno cinque anni dalla decorrenza della pensione.

La liquidazione del supplemento di pensione può essere richiesto una sola volta quando siano trascorsi anche soltanto due anni dalla decorrenza della rendita o dal precedente supplemento. Il requisito di base necessario è il compimento dell’età anagrafica per il pensionamento di vecchiaia a 67 anni.

La gestione separata

A differenza che nelle gestioni ordinarie, il supplemento di pensione nella gestione separata Inps segue regole diverse. Vale la pena spiegarlo poiché sono molti i pensionati che proseguono la loro attività come collaboratori versando i contributi in questa speciale gestione pensionistica che non presuppone un rapporto di lavoro subordinato.

Il supplemento nella gestione separata può essere liquidato sempre, a prescindere dal compimento dell’età pensionabile di vecchiaia. Quindi non fa fede il requisito dell’età di 67 anni. Le condizioni per la liquidazione del supplemento di pensione sono tuttavia le stesse: una sola volta trascorsi almeno due anni dalla data di decorrenza della rendita o del supplemento e poi dopo 5 anni.

Altra differenza, i supplementi relativi ai contributi versati nella gestione separata sono a sé stanti, cioè la rendita non viene sommata alla prestazione già esistente in gestioni diverse dell’Ago. Pertanto il pensionato potrà ritrovarsi due o più pensioni erogate dall’Inps, come lavoratore dipendente e autonomo.

La pensione supplementare decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda ed è liquidata col sistema di calcolo contributivo.

Riassumendo…

  • Dopo la pensione si può sempre lavorare.
  • I rediti da lavoro non sono cumulabili con le pensioni di Quota 100, 102 e 103.
  • I contributi versato non si perdono e concorrono alla rendita supplementare.
  • Il supplemento di pensione nella Gestione Separata è sempre concesso a prescindere dall’età del pensionamento.