Tutti a caccia di amuchina per disinfettarsi. Ma anche di mascherine di vario tipo e dimensioni. La psicosi da coronavirus fa breccia anche fra i detergenti e i disinfettanti al punto che le farmacie sono state prese d’assalto, soprattutto in Lombardia e in Veneto dove sono scoppiati i prima casi di epidemia.

Ma non sono solo le farmacie a essere state prese d’assalto dai consumatori. Anche i supermercati e i negozi online. Su eBay e su Amazon, l’amuchina che costa normalmente 4-5 euro per 500 ml di confezione, viene proposta a 190 euro, ma realmente in asta sono state vendute confezioni a 100-120 euro ciascuna.

Così come le mascherine che al momento sono introvabili nei negozi fisici e nelle farmacie.

Speculazione selvaggia su amuchina

Il Codacons è pronto a presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma sulla speculazione in atto al fine di impedire episodi di sciacallaggio. In proposito potrebbero essere inibite la proposte di vendita di amuchina sui siti internet qualora il prezzo si scosti di molto dai prezzi medi del prodotto. Se infatti i giganti dell’e-commerce non rimuovono autonomamente le pagine dove si realizzano le speculazioni, “si rendendo complici per concorso nella truffa agli utenti” – dice il Codacons -. L’associazione dei consumatori ha bollato questo scenario come una “vera e propria psicosi” in Italia dopo i casi di contagio da Coronavirus che si stanno moltiplicando nelle ultime ore in varie zone del Paese. “Una situazione di emergenza che ha fatto letteralmente schizzare alle stelle i prezzi di alcuni prodotti igienico-sanitari che stanno andando a ruba nei negozi e sul web”.

Ma il fisco sorride

Se da un lato i prezzi astronomici dell’amuchina su internet fanno indignare il Codacons, dall’altro il fisco non può certo lamentarsi. A fronte di ogni rincaro di prezzo di prodotti, l’erario incassa una maggiore fetta di imposte sottoforma di Iva, calcolata in percentuale.

Un rincaro del 1.000% dell’amuchina comporta altresì un gettito Iva maggiorato. Stessa cosa per la vendita di mascherine, il cui prezzo è visibilmente aumentato sui siti internet per effetto dell’esaurimento scorte nelle farmacie. Gli acquisti di questi prodotti sanitari non sono nemmeno detraibili nelle spese sanitarie e quindi ai fini fiscali, il fisco non deve riconoscere nessun bonus.