Il telepass può costare caro. Non ci riferiamo al costo dell’abbonamento per evitare le file al casello (che in realtà è economico) ma all’uso indiretto che l’Agenzia delle Entrate possono fare sfruttando gli spostamenti in auto ai fini del controllo di redditi in nero non dichiarati da autonomi e professionisti.

Partiamo da numeri: il Fisco conta per il 2018 di attivare circa 140 mila procedura di controllo sui redditi di professionisti e piccole imprese. Un andamento in crescita costante. Si stima che nel 2020 i soggetti nel mirino dei controlli del Fisco potrebbero arrivare a superare quota 160 mila.

E inevitabilmente gli strumenti a disposizione delle Entrate si arricchiscono e si fanno più originali. Abbiamo spiegato più volte quando, come e in che misura il Fisco può analizzare i post sui social network o le pagine Facebook commerciali per far emergere redditi non dichiarati o attività di lavoro in nero.

Viaggi di lavoro e fatture: come funzionano i controlli del Fisco sul telepass

Non solo: i controlli sui redditi non dichiarati potrebbero scaturire anche dall’uso del telepass. Si perché ai professionisti potrebbe essere chiesto di giustificare viaggi di lavoro frequenti che però, stando alla dichiarazione dei redditi, non portano a guadagni.
Nel mirino finiranno anche tutte le prestazioni gratuite sospette e fornite, almeno ufficialmente, con la dicitura “rinuncia al compenso” o “nulla a pretendere”.