Il governo non è intenzionato a gettare la spugna sulle tasse Airbnb. La questione con le piattaforme di affitti online è in fase di stallo ma le cose potrebbero cambiare se il sistema adottato in Lombardia e allo studio in Veneto venisse esteso a tutta Italia. In questo modo, nonostante il rifiuto di Airbnb e Booking etc. di fare da sostituti di imposta, tutte le prenotazioni sarebbero registrate; inoltre le multe (fino a 100 mila euro secondo l’esempio inglese) sarebbero tali da scoraggiare veramente gli affitti in nero.

E’ questa la strada per recuperare il sommerso degli affitti online e rientrare veramente di quanto stimato dal settore ricettivo turistico? Vediamo che cosa potrebbe cambiare per chi affitta e per i siti.

Airbnb, cedolare secca flop: cosa cambia e nuove multe per chi non paga le tasse

L’estensione della cedolare secca del 21% sugli affitti ad Airbnb e altre piattaforme online di sharing economy avrebbe dovuto portare un recuperato di circa 83 milioni e invece la cifra si è fermata a 19 milioni. Un flop dovuto anche al rifiuto dei siti di agire come sostituti di imposta.

Qual è il modello applicato in Lombardia dallo scorso primo settembre e che potrebbe essere esteso a tutta Italia? In pratica gli host Airbnb saranno dotati di un codice identificativo di riconoscimento (Cir) che attesta la regolarità fiscale e amministrativa. E le multe per gli abusivi partono da 2500 euro (ma l’idea è di farle arrivare fino a 100 mila euro come avviene in Inghilterra).

Il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio è convinto che con questa formula le entrate dai soggiorni di turisti stranieri potrebbero quasi raddoppiare. L’obiettivo, ribadisce, non è quello di punire questa forma alternativa di accoglienza che ormai ha preso piede ma di regolarizzarla nell’interesse di tutti.

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