I requisiti per la pensione richiedono una certa età anagrafica e un montante contributivo minimo. Quanti contributi servono per la pensione dipende dal tipo di uscita ma in ogni caso c’è una soglia minima alla quale occorre arrivare. Non di rado ci scrivono coniugi che vorrebbero raggiungere insieme il traguardo ambito della pensione. Magari perché stanno progettando di andare all’estero dopo la pensione e quindi non possono partire se entrambi non hanno smesso di lavorare; oppure semplicemente per godere del meritato riposo e del tempo con i nipoti.

Qualunque sia la motivazione, ci ha colpito in particolar modo la richiesta di consulenza di una lettrice curiosa di sapere se fosse possibile cedere contributi in eccesso al coniuge.

Contributi pensione: quelli avanzati si possono cedere al coniuge per anticipare l’uscita?

Che cosa accade se tra i coniugi uno dei due ha i requisiti anagrafici e di versamenti per la pensione mentre l’altro, pur avendo l’età per la pensione, non ha un montante contributivo sufficiente?

La normativa prevede che i contributi hanno carattere personale. E’ il datore di lavoro a versarli per conto del dipendente: non possono essere ceduti, né donati né venduti. Ciò significa, in altre parole, che se anche una persona avesse due o tre anni di versamenti contributivi in più rispetto a quelli richiesti al momento del pensionamento, questi non potranno essere trasmessi al coniuge a nessun titolo, né gratuito né oneroso, per anticipare la pensione del marito o della moglie né per aumentare l’importo dell’assegno. Ciò si spiega proprio perché i contributi sono strettamente connessi al rapporto di lavoro per il quale vengono riconosciuti.

In conclusione, quindi, per rispondere al quesito che è giunto in redazione, i contributi versati all’INPS sono nominativi e possono essere utilizzati soltanto dalla persona per la quale vengono versati.

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