Buone notizie potrebbero arrivare per chi ha alle proprie dipendenze colf e badanti. Con il testo del decreto lavoro che sarà approvato nei prossimi giorni, troverebbe spazio una misura che aumenta il limite di deducibilità dei contributi versati in favore dei citati soggetti.

La bozza in circolazione parla di un raddoppio. Questo significa più deducibilità in dichiarazione redditi e meno IRPEF da pagare.

Ricordiamo che la possibilità di dedurre dal reddito complessivo del datore di lavoro i contributi previdenziali che questi versa per i lavoratori domestici (propri dipendenti), è prevista dall’art. 10, comma 2, del TUIR.

A questa possibilità si aggiunge anche quella di detrarre, nella misura del 19%, lo stipendio pagato a tali soggetti a condizione che il lavoratore sia inquadrato contrattualmente come addetto all’assistenza personale.

Contributi colf e badanti, la deduzione è per cassa

I contributi che il datore di lavoro paga per colf e badanti, si deducono dal reddito complessivo indicandoli in dichiarazione dei redditi secondo il principio di cassa.

Se, quindi, ad esempio Tizio nel 2022 aveva alle dipendenze un lavoratore domestico, Tizio stesso potrà dedurre nella Dichiarazione redditi 2023 (anno d’imposta 2022) i contributi previdenziali “versati” nel 2022.

La parte deducibile da Tizio è però solo quella rimasta a suo carico. Dunque, al netto della quota di contributi a carico del lavoratore.

Tizio, indica la sua quota deducibile nel Modello 730/2023 al rigo E23 o Modello Redditi PF/2023 rigo RP23. Si tenga presente che il pagamento dei contributi è trimestrale e che il pagamento del 4° trimestre scade l’anno successivo a quello di riferimento. Questo significa che se, ad esempio, il quarto trimestre è pagato nel 2023, questa rata sarà deducibile nella Dichiarazione redditi 2024 (anno d’’imposta 2023).

Il limite di deducibilità: novità con il decreto lavoro

La deducibilità dei contributi colf e badanti non è illimitata. Il legislatore, infatti, stabilisce un limite massimo in 1.549,73 euro.

Questo è l’importo massimo che, ad oggi, il datore di lavoro più riportare in dichiarazione dei redditi.

Su tale soglie starebbe, però, per intervenire il nuovo decreto lavoro. Un limite che verrebbe raddoppiato e che, dunque, passerebbe a oltre 3.000 euro.

La ragione di tale intervento è da ricercare negli aumenti contrattuali scattati da quest’anno (minimi aumentati del 9,2%). Pertanto, un bilanciamento che il legislatore intenderebbe concedere ai datori di lavoro.

Per completezza di informazione, si tenga presente che:

  • non possono essere dedotti i versamenti fatti alla CAS.SA.COLF ed i contributi forfettari sostenuti per la regolarizzazione dei lavoratori dipendenti stranieri;
  • non possono essere dedotte le spese sostenute nel 2022 che nello stesso anno sono state rimborsate dal datore di lavoro in sostituzione delle retribuzioni premiali e indicate nella sezione “rimborsi di beni e servizi non soggetti a tassazione – art. 51 del TUIR” (punti da 701 a 706 della Certificazione Unica con il codice 3).