Non sono solamente i grandi evasori a temere i controlli fiscali sul conto corrente. Molti lettori ci scrivono per sapere se una determinata operazione espone a questo rischio oppure no. Perché a volte si teme di pagare cara una svista, un errore o una piccola scorciatoia.

Controlli sul conto: quali spese sono più a rischio

Premesso che, idealmente, tutti i contribuenti potrebbero potenzialmente essere oggetto di controllo, le verifiche più frequentemente riguardano lavori autonomi a partita IVA e liberi professionisti.

Questo intuitivamente perché i redditi da lavoro dipendente sono già tassati in busta paga, mentre i professionisti potrebbero evitare di dichiarare i redditi reali. Tuttavia, quando si effettua una spesa ingente o comunque non conforme al proprio reddito medio, anche i lavoratori subordinati possono rischiare il controllo fiscale. Di seguito un elenco (schematico e senza pretesa di esaustività) delle spese che maggiormente possono suonare come campanelli d’allarme per le Entrate:

  • canoni di locazione;
  • acquisto auto di lusso;
  • pagamento assicurazioni auto;
  • viaggi e soggiorni;
  • opere di manutenzione casa;
  • visite mediche specialistiche;
  • apertura mutuo per l’acquisto di un’immobile;
  • acquisto smartphone ultima generazione;
  • abbonamenti di diverso genere;
  • contratto a colf e collaboratori domestici;
  • trattamenti in centri benessere e cura della persona;
  • conti in ristoranti stellati o costosi.

Controlli conto: cambia il rischio in base alla banca?

Molti lettori ci chiedono anche “ho un conto Unicredit, Intesa etc. rischio il controllo sul conto?”. L’idea che i controlli fiscali dipendano dal gruppo bancario è iniziata a circolare in seguito alle ultime notizie che hanno interessato Unicredit, Intesa e BNL. Vero è che, a quanto pare, l’evasometro partirà proprio dai titolari di questi conti. Tuttavia si estenderà poi a tutti i contribuenti indipendentemente dalla banca di riferimento.

Non tutti i clienti sono esposti a questo rischio: le verifiche si focalizzeranno in primis laddove emerga una discrepanza superiore al 20% tra le entrate dichiarate e le uscite registrate.

Il titolare del conto corrente in questione sarà chiamato nelle sedi opportune per giustificare questa non corrispondenza. Nell’azione di verifica possono rientrare anche conti cointestati oppure più conti intestati ad un unico soggetto.

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