Basta folle oceaniche di candidati che invadono Roma per pochi posti da impiegato ministeriale o per sostenere esami di Stato. Presto i concorsi pubblici nazionali si svolgeranno in ambito territoriale, su base provinciale.

A sostenerlo è la ministra della Pubblica Amministraizone Fabiana Dadone che, durante un’audizione alla Camera, ha affermato che il governo sta lavorano per riformare profondamente il sistema dei concorsi nel pubblico impiego. Si tratta di rendere più snelle, meno scomode e dispendiose le procedure di selezione del personale statale.

Laddove non è espressamente richiesta la presenza a Roma, naturalmente.

In Italia nasceranno 150 Poli territoriali avanzati (Pta). Ovvero delle strutture da suddividere tra le Regioni destinate ad essere utilizzate, anzitutto, come centri concorsuali decentrati. I Pta saranno dotati della necessaria infrastruttura tecnologica e della conseguente dotazione informatica volta a consentire lo svolgimento delle procedure di selezione interamente in forma digitale”. 

Ma l’idea – dice Dadone – è quella di sviluppare i Pta andando oltre il reclutamento del personale per sfruttarli come poli per il lavoro agile, il coworking e la formazione.

Concorsi pubblici, saranno decentrati per regione

Quindi i Poli avrebbero più funzioni. Innanzitutto saranno utilizzati come strutture concorsuali decentrate, ma anche come spazi condivisi di lavoro per le amministrazioni pubbliche per favorire il lavoro flessibile in tutte le sue forme. Hub per l’innovazione e la modernizzazione della P.A in un’ottica di coworking  e di hub-and-spoke.  Ciò in piena coerenza con quanto previsto negli interventi di riforma, nella specifica linea di intervento dedicata al reclutamento.

Il decentramento dei concorsi pubblici porterà anche a un notevole risparmio di risorse per i partecipanti. Si pensi solo a quanti soldi un candidato deve spendere per sostenere prove scritte e orali nella capitale venendo da lontano. Col rischio di non superare nemmeno le prove, visto il sempre più alto numero di partecipanti per pochi posti messi a bando.

Selezioni digitali e a distanza

Un impulso, in tal senso, arriva dal successo dello smart working adottato per i lavoratori della pubblica amministrazione.

“L’emergenza Covid – evidenzia Dadone – ha fatto emergere con ancora più evidenza la necessità di decentrare le prove concorsuali nazionali, con contestuale predisposizione di sistemi digitali per l’organizzazione di tutto l’iter concorsuale”.

I Poli avranno, dunque, primariamente, la funzione di creare spazi ad hoc per l’espletamento di procedure su tutto il territorio. Con benefici sia sul piano del risparmio di risorse oggi spese per l’allestimento di grandi sedi uniche, sia su quello del recupero di spazi in disuso individuati nei diversi contesti cittadini. I Pta potranno difatti essere individuati anche mediante accordi con l’Agenzia del Demanio e l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Pta non solo per lo svolgimento di concorsi

Sopratutto alcuni, fa presente il ministero, potranno svolgere, altresì, la funzione di hub per l’innovazione e la modernizzazione della P.A, anche grazie alla collaborazione con Università e centri di ricerca, nonché con il mondo privato. Tali spazi si apriranno anche all’interazione con il cittadino come luogo aperto per lo sviluppo delle competenze digitali e dell’innovazione.

Ambienti, quindi, in cui l’amministrazione si apre al cittadino e condivide con esso gli spazi, nonché competenze e conoscenze. I Poli saranno attivati a livello territoriale. Il numero inizialmente previsto è di 150, da suddividere tra le varie Regioni. Ma dove necessario, in una logica di prossimità, si potrà prevedere anche l’attuazione di Poli a livello Comunale.

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