Sulle pensioni in Italia i problemi di cui tanto si parla sono sostanzialmente due. Il primo riguarda i requisiti di accesso alle pensioni, che essendo legati a filo doppio con la legge Fornero, risultano essere troppo stringenti. Il secondo riguarda gli importi delle pensioni che nella stragrande maggioranza dei casi sono troppo bassi per consentire al pensionato di vivere una vita dignitosa. In pratica problemi sia per chi la pensione deve ancora centrarla che per chi la pensione la prende già.

Eppure, soprattutto per il problema delle pensioni troppo basse, alcune misure consentono di ovviare. Esistono strumenti utili, anche se molti li reputano insufficienti per portare le pensioni a degli importi dignitosi.

“Con l’aumento delle bollette e con quello che costano gli alimenti adesso, non riesco ad arrivare a fine mese ormai da tempo punto sono una pensionata che vive sola e devo andare avanti con un assegno che non arriva a €500 al mese. Mi hanno detto che ci sono delle soluzioni per far salire l’importo della pensione. Cosa si può fare per rendere la mia pensione più alta?”

Questa domanda di una nostra lettrice, che pare più uno sfogo, mette in luce la precaria situazione in cui si vengono a trovare, non di rado, numerose persone che vivono con le pensioni di importo troppo basso. Proprio questo quesito però offre l’occasione per parlare delle maggiorazioni sociali, importi aggiuntivi che l’Inps eroga proprio ai pensionati che hanno assegni troppo bassi. Maggiorazioni che probabilmente la signora non percepisce, anche perché si tratta di prestazioni che l’Inps eroga solo dietro domanda da parte dei diretti interessati.

Breve cronistoria delle maggiorazioni sociali sulle pensioni

Le maggiorazioni sociali sono delle somme aggiuntive sulla pensione che l’Inps eroga nel momento in cui la pensione che percepisce una persona è al di sotto di determinate soglie.

In pratica si tratta di somme aggiuntive che vanno ad integrare il trattamento pensionistico di base al netto delle integrazioni al trattamento minimo. Spesso si confonde la maggiorazione sociale con la quattordicesima. Effettivamente anche quest’ultima è una maggiorazione, ma viene percepita una sola volta all’anno, in genere nel mese di luglio. Le somme aggiuntive invece che incrementano il rateo mensile di pensione sono le maggiorazioni sociali ordinarie. E sono emolumenti che il pensionato deve provvedere a richiedere all’INPS dal momento che non esiste automatismo.

Come funzionano le maggiorazioni sociali INPS

Per godere delle maggiorazioni sociali, oltre ad essere già pensionati e ad avere una determinata età, non bisogna avere dei redditi personali e familiari oltre determinati livelli soglia. A differenza dell’integrazione al trattamento minimo, che è quella somma aggiuntiva che l’INPS eroga alle pensioni per portarle al minimo fissato ogni anno, le maggiorazioni sociali sono fisse perché non si indicizzano all’aumento del tasso di inflazione. Possono godere della maggiorazione sociale tutti i pensionati che hanno compiuto almeno 60 anni di età.

Come si è arrivati alle maggiorazioni odierne sulle pensioni

L’argomento non è una novità assoluta dal momento che nel sistema previdenziale le maggiorazioni sociali entrarono con l’articolo 1 della legge numero 544 del 1988. Una legge modificata negli anni successivi dai vari governi che si sono succeduti e che hanno modificato la normativa. Un tipico esempio è il famoso incremento al milione introdotto da un governo Berlusconi con l’articolo 38 della legge numero 488 del 2001. In quel caso per esempio, si stabilì di portare le pensioni minime al milione delle vecchie lire per il tramite delle maggiorazioni sociali. Un intervento limitato però. Infatti riguardava solo i pensionati con un’età pari o superiore a 70 anni.

I requisiti utili alle maggiorazioni sociali INPS

La maggiorazione sociale varia come importo in base a diversi fattori che sono l’età del pensionato e la soglia dei redditi detenuti a livello personale o familiare nel caso di pensionati coniugati.

L’aumento mensile della pensione è pari a 25,83 per i pensionati fino a 64 anni di età punto. Sale a 82,64 euro la maggiorazione per i pensionati fino a 69 anni di età mentre è pari a 136,44 euro per gli over 70. Per quest’ultima fascia va fatta una precisazione relativa anche alla quattordicesima mensilità. Infatti la maggiorazione sociale per i soggetti che rientrano nel perimetro della quattordicesima di luglio, scende da 136,44euro al mese, a 124,44 euro.

I limiti reddituali

Per avere diritto alla maggiorazione sociale il reddito personale del pensionato non deve essere superiore alla soglia del trattamento minimo INPS che ogni anno viene adeguato con il meccanismo della perequazione. Nel 2022 per godere della maggiorazione sociale non bisogna superare 524,34 euro al mese di reddito personale. Per i coniugati la soglia di reddito cumulata col coniuge non deve superare 992,44 euro al mese. In ogni caso si parla di reddito spalmato su 13 mensilità e non su 12.

Come richiedere gli importi aggiuntivi all’INPS

La maggiorazione sociale viene erogata in maniera tale da non far superare le soglie reddituali prima citate. La domanda va presentata direttamente all’INPS tramite i canali telematici dell’Istituto. Occorre lo SPID, la Carta di identità elettronica o la Carta nazionale dei servizi. In pratica, servono le credenziali di accesso ai servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni, INPS compreso. In alternativa resta la possibilità di chiedere ausilio a Patronati e CAF. Va ricordato che nella domanda occorrerà inserire i redditi propri e del coniuge, relativi all’anno in cui si chiedono le maggiorazioni. Per questo motivo vanno indicati i redditi presunti. Per il 2022 servono i redditi di quest’anno quindi.