Per le persone prive di lavoro, disoccupate da tempo e, soprattutto, che gravano in condizioni reddituali precarie, l’INPS non lesina ammortizzatori sociali, indennità e sussidi. A oggi, anche se siamo forse di fronte a una novità di cui da giorni si parla, un disoccupato è coperto prima di tutto dalla Naspi. Ma poi c’è ancora il reddito di cittadinanza. Sono le due misure più utilizzate e anche più utili, che il nostro ordinamento prevede. Naspi e reddito di cittadinanza sono due misure totalmente differenti tra loro.

Forse l’unica cosa in comune è che le liquida l’INPS. Diverse come requisiti, diverse come importi e pure come modalità di fruizione. Sono due misure che però possono essere addirittura cumulate tra loro. E in alcuni casi, possono essere l’una successiva dell’altra. Ed è quello che dovrebbe fare un nostro lettore, che era disoccupato ed è ancora tale adesso che non prende più la Naspi.

“Volevo chiedervi di darmi una mano a risolvere un mio particolare quesito. Ho finito a gennaio di prendere la NASPI. Dopo la fine dell’ultima mia esperienza lavorativa, ho preso due anni di Naspi o poco meno. Infatti ho presentato domanda di Naspi a febbraio 2021 ed ho iniziato a percepirla se non sbaglio, a marzo di quell’anno. Adesso però mi trovo ancora senza lavoro, e non ho altri redditi, neppure quelli della casa, perché vivo in una casa che mio zio mi fa utilizzare in comodato d’uso gratuito. Non ho moglie e nemmeno figli. Ho presentato a gennaio domanda di RDC ma niente, mi è stata respinta. Ho un ISEE troppo alto secondo i parametri dell’INPS. Per colpa della Naspi, mio unico reddito 2021, oggi perdo il reddito di cittadinanza. Ma secondo voi è giusto? Cosa posso fare per recuperare qualcosa come reddito?”

Dopo la Naspi il reddito di cittadinanza, si può, ma occhio all’ISEE

Sempre al perdurare nella situazione di crisi economica e lavorativa che per un lavoratore ha portato alla richiesta di Naspi, lo stesso disoccupato può chiedere al termine della Naspi, il reddito di cittadinanza.

Anche se già si parla di MIA, cioè della nuova Misura di Inclusione che da settembre potrebbe prendere il posto del reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà è ancora oggi richiedibile. E il nostro lettore ha fatto bene a presentarla. Perché se con Naspi terminata è ancora disoccupato e privo di altri redditi, l’unica cosa che può ancora prendere, se non ha diritto ad una pensione è il reddito di cittadinanza.

Il problema che possiamo ipotizzare che l’INPS abbia sollevato al lettore è l’ISEE che evidentemente tiene conto della Naspi percepita nel 2021. E come tutti sanno l’ISEE 2023 tiene conto dei redditi del 2021, così come dei patrimoni.

Serve l’ISEE corrente per passare dalla Naspi al reddito di cittadinanza

La NASPI è un ammortizzatore sociale pagato dall’INPS a chi perde involontariamente il proprio lavoro, mentre il reddito di cittadinanza è il sussidio contro la povertà e le condizioni di disagio sociale e lavorativo. Per la NASPI occorre aver lavorato almeno 13 settimane negli ultimi 4 anni e serve avere almeno 30 giornate lavorative nei 12 mesi che precedono la domanda di disoccupazione. La NASPI può essere percepita per un massimo di 24 mesi perché è erogata dall’INPS per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente la data di perdita del posto di lavoro.

L’importo erogato di NASPI è pari al 75% dello stipendio medio utile ai fini previdenziali percepito dal lavoratore sempre durante gli ultimi quattro anni. E concorre alla formazione del reddito, finendo con l’incidere sull’ISEE. Ma parliamo dell’ISEE ordinario. E sarà questo l’ISEE che il nostro lettore ha provveduto a rinnovare a gennaio.

Per poi passare a chiedere il reddito di cittadinanza al termine della Naspi. Ma avrebbe dovuto, dopo l’ISEE ordinario, passare a chiedere l’ISEE corrente. Infatti questa è la versione dell’ISEE che serve a chi deve mettere in evidenza un netto cambio di condizione reddituale rispetto al 2021.

L’ISEE corrente e la nuova domanda di reddito di cittadinanza

Al nostro lettore quindi, consigliamo innanzi tutto di passare all’ISEE corrente. Per le variazioni reddituali infatti questa versione di ISEE può essere già ottenuta e recuperata. Diverso il caso delle variazioni patrimoniali, che solo da aprile possono essere effettuate. Con l’ISEE corrente si ovvia a quell’autentica anomalia che porta un soggetto a dover ottenere una certificazione di uno stato di disagio, riferita ai due anni precedenti. Molti considerano questo aspetto altamente penalizzante a tal punto che è nato l’ISEE corrente. La NASPI che fa reddito e come tale entra nell’ISEE, è solo uno dei problemi di un certificato disallineato con la reale condizione di crisi di un soggetto.

Una cosa da tenere a mente però è la scadenza dell’ISEE corrente. Rispetto all’ISEE ordinario, la cui scadenza è fissata al 31 dicembre dell’anno in cui è presentata la DSU, con l’ISEE corrente la scadenza è a 6 mesi. Significa che anche ottenendo il sussidio, il lettore dovrà annotare sul calendario la scadenza dell’ISEE corrente e rinnovarlo subito. Nel caso contrario l’INPS provvederà a collegare di nuovo la domanda all’ISEE ordinario, facendo decadere il reddito di cittadinanza.