Il 31 marzo 2022, su proposta del ministro Orlando, il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di Dlgs per la conciliazione dei tempi vita-lavoro, regolando e rivedendo le regole di accesso (e riconoscimento) dello smart working. Nello specifico, il Governo ha dettato una nuova disciplina per lavoratori genitori e caregiver, riconoscendo loro priorità nello svolgimento dell’attività lavorativa da remoto.

L’obiettivo è quello di promuovere il miglioramento della conciliazione tra i tempi della vita lavorativa e quelli dedicati alla vita familiare per tutti i lavoratori che abbiano compiti di cura in qualità di genitori e/o prestatori di assistenza, al fine di conseguire una più equa condivisione delle responsabilità tra uomini e donne e di promuovere un’effettiva parità di genere, sia in ambito lavorativo sia familiare.

Lavoro da remoto: chi ha diritto allo smart working (e come stabilisce la legge)

Superata la fase di emergenza sanitaria, con il lavoro da remoto esteso un po’ a tutte le categorie, lo smart working ha trovato la sua ragion d’essere in Italia. Il ritorno in ufficio non è stato per tutti obbligatorio, molte aziende hanno deciso di continuare con il lavoro agile e, stando a quello che dicono le ricerche di mercato, i dipendenti hanno accolto la novità con entusiasmo.

Da qui l’esigenza, da parte del ministero del Lavoro e dell’Esecutivo, di ordinare la normativa in materia, per la prima volta aperta a nuove modalità di impiego, più smart e agili.

Nello specifico, con il nuovo decreto legislativo è stato stabilito che: “i datori di lavoro pubblici e privati che stipulano accordi per l’esecuzione della prestazione di lavoro in modalità agile sono tenuti a dare priorità alle richieste formulate dalle lavoratrici e dai lavoratori con figli fino a 12 anni di età o senza alcun limite di età nel caso di figli in condizioni di disabilità.

La stessa priorità è riconosciuta da parte del datore di lavoro alle richieste dei lavoratori che siano caregivers“.

Il 29 aprile 2022, poi, è stata approvata anche la proroga al 30 giugno il regime di tutela per i lavoratori fragili. L’Esecutivo, in questo modo, ha esteso il diritto lo smart working a tutti i fragili. Se questi, inoltre, non riescono a svolgere la propria attività nemmeno da remoto, la loro assenza – se giustificata – sarà paragonata a ricovero ospedaliero.

Lo stesso giorno la Camera ha:

  • prorogato il diritto allo smart working anche per i genitori di figli con fragilità;
  • le modalità di comunicazione semplificata per lo smart working per tutti i lavoratori del settore privato fino al 31 agosto 2022.

Lavoratori genitori e caregiver: come fare richiesta di riconoscimento attività in smart working

La lavoratrice o il lavoratore che richiede di fruire del lavoro agile non può essere:

  • sanzionato;
  • demansionato;
  • licenziato;
  • trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro.

Qualunque misura adottata in violazione di questa disposizione, ha sottolineato il ministero del lavoro, è da considerarsi ritorsiva o discriminatoria e pertanto nulla. È questa la principale tutela che l’ordinamento riconosce oggi a chi ha diritto a svolgere attività professionale da remoto.

Quando si parla di lavoro agile, la normativa di riferimento in Italia è quella contenuta nella Legge n. 181 del 22 maggio 2017. Prima del Covid, in particolare, era necessario un esplicito accordo tra datore di lavoro e lavoratore, con il quale bisogna stabilire tempi e modalità di esecuzione dell’attività professionale da remoto, tenendo conto del cd. diritto alla disconnessione (e quindi del riposo dei lavoratori), nonché del diritto alla sicurezza e la garanzia su come i dati personali vengono utilizzati.

Durante l’emergenza pandemica e i ripetuti lockdown, però, per andare incontro alle aziende il Governo ha deciso di approvare una procedura semplificata. Tale iter, prorogato per il settore privato fino a fine agosto, prevede la compilazione di un modulo e una lista dei lavoratori in smart working da inviare al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, tramite applicativo informatico online.

Quindi, i lavoratori interessati a lavorare da casa, dovranno mettersi d’accordo con il proprio datore di lavoro. Sarà quest’ultimo, poi, a comunicare il tutto agli Enti preposti. Sempre lui, poi, avrà l’onore di riconoscere priorità – qualora fosse necessario – ai lavoratori genitori e caregiver. Il tutto potrà e dovrà avvenire nel rispetto delle esigenze di produzione, ma anche tenendo conto di tutti i trattamenti assicurati con il lavoro ordinario. Per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, invece, con la fine dello stato di emergenza si è ritornati alla disciplina del 2017.