I fondi pensione rappresentano la nuova frontiera della previdenza. In futuro sarà sempre più conveniente che i lavoratori vi aderiscano per ottenere un rendimento extra dalla pensione pubblica.

Oggi esistono moltissimi fondi pensione in grado di assicurare in futuro una rendita integrativa. La scelta, però, è sempre una incognita e non sempre le aspettative vengono attese dopo un primo approccio. La volatilità dei mercati, i costi di gestione e le imposte a volte rendono i fondi pensione poco appetibili. Dipende ovviamente anche dall’abilità dei gestori.

Cambiare fondo pensione è possibile?

Ci si domanda quindi se, una volta sottoscritto un fondo pensione si possa cambiare destinazione dei propri soldi. La risposta è affermativa. Non solo si può passare da un fondo all’altro, ma vi si può anche rinunciare lasciando i soldi del Tfr in azienda.

I motivi per cambiare sono diversi, ma il più comune riguarda la convenienza e cioè il rendimento offerto. Così i lavoratori possono benissimo destinare i propri soldi a un fondo pensione nuovo se quello vecchio non ha reso quanto si aspettava o quanto promesso dai gestori.

Tuttavia il passaggio a un nuovo fondo è possibile solo dopo due anni di permanenza. Clausola che non è rigida, ma subordinata al rapporto di lavoro. Se, ad esempio, si viene licenziati o si cambia datore di lavoro, si ha il diritto di cambiare in qualsiasi momento la destinazione del Tfr a fondi pensione differenti. Come anche di non aderire più a un fondo pensione, se uno lo desidera.

Costi e benefici

Il cambiamento di fondo pensione è sempre gratuito, quindi i contributi versati non si perdono. Semplicemente si trasferiscono da una parte all’altra. L’intera posizione viene trasferita senza alcun onere. Tuttavia i costi nascosti non mancano mai di saltar fuori.

In questo caso è sempre bene informarsi preventivamente con il gestore del fondo pensione per sapere esattamente se vi sono delle spese straordinarie.

In ogni caso, maggiori costi di gestione potrebbero essere addebitati al momento dell’interruzione dei versamenti con trasferimento del capitale presso altro gestore.

C’è poi l’aspetto che riguarda i tempi tecnici di trasferimento. L’operazione non avviene immediatamente, ma dipende dal gestore. Solitamente ci vogliono circa 15 giorni, ma potrebbero esserne necessari anche di più. Anche in questo caso è sempre bene informarsi preventivamente.

Le nuove rate di Tfr possono invece essere destinate subito al nuovo fondo pensione al momento della sottoscrizione interrompendo il flusso verso quello vecchio. Poi quando arriverà il trasferimento dei contributi pregressi, si sommerà tutto. Ovviamente i nuovi costi di gestione e i rendimenti inizieranno a decorrere da quando il capitale sarà sul nuovo conto.

I rendimenti della pensione integrativa

Trasferire i contributi da un fondo pensione a un altro è comunque e sempre una scelta personale. Spesso dettata dai rendimenti scarsi e oggettivamente poco attendibili rispetto a quanto propongono i gestori. Il rischio, però, è quello di passare dalla padella alla brace visto che i rendimenti passati non è detto che siano replicabili anche in futuro. Dipende dall’andamento dei mercati.

Quest’anno, ad esempio, in fondi pensione sono andati male. Nei primi nove mesi del 2022 oltre 300 fondi aperti, hanno perso mediamente l’11,2% del proprio valore (dati Fida) a causa del crollo delle borse. Un tonfo che equivale a 8 anni di crescita pregressa. In altre parole, chi ha investito soldi nei fondi 8 anni fa oggi si ritrova la stessa somma versata.

E che dire dei rendimenti? In pratica i rendimenti futuri dei fondi pensione saranno strettamente correlati con la crescita (o diminuzione) del patrimonio accumulato dal lavoratore. E per chi ha iniziato a versare nei fondi da poco, oggi contabilizza una netta penalizzazione. Solo chi ha sottoscritto fondi pensione da molto tempo oggi può dormire sonni tranquilli.

I gestori, infatti, sostengono da sempre che il rendimento delle pensioni integrative si apprezza solo dopo molti anni. Quindi solo con un piano di accumulo dal 30-35 anni si possono ammortizzare nel tempo le oscillazioni dei mercati. In ogni caso, non è detto che questo, alla fine, sia più vantaggioso rispetto al Tfr.

Tfr battono fondi pensione

Così oggi si scopre che i Tfr sono tornati a battere i fondi pensione. In tempi di vacche magre, del resto, questo tipo di investimento rappresenta un porto sicuro. Anzi rende anche di più. Secondo i dati ufficiali, la rivalutazione del trattamento di fine rapporto che resta in azienda è crescita di moto essendo legata all’inflazione.

Per legge, il Tfr in azienda si apprezza ogni anno del 1,5% fisso, più uno scarto del 75% dell’indice di inflazione Istat. Da inizio 2022 l’impennata dell’inflazione ha fatto così lievitare la rivalutazione del Tfr mettendo a segno un rialzo stimato del 5,2% nei primo nove mesi dell’anno. Percentuale al netto delle imposte che sono al 17%, contro il 20% dei fondi pensione.

In questo momento, quindi, meglio tenersi stretto il Tfr ed evitare i fondi pensione. Ma alla lunga, considerato il trend negativo delle pensioni pubbliche, la previdenza integrativa privata assumerà un ruolo sempre maggiore anche in Italia. Come affermato  dall’ultimo Global Pension Index 2022 di Mercer e Cfa.

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