Che siate alle prese con un colloquio di lavoro importante o che sediate dall’altra parte della scrivania e dobbiate selezionare personale da assumere, quante domande servono? E se ne bastasse una ma giusta? Ma quale?

Quanto deve durare un colloquio di lavoro?

Il colloquio di lavoro punta a svelare la personalità del candidato per testarne l’idoneità a ricoprire un certo ruolo o incarico. Non è sempre un’operazione facile. Per questo motivo spesso, soprattutto per ruoli importanti e delicati, si sottopongono i candidati a più colloqui conoscitivi e tecnici che diventano una sorta di prova a stadi.

In parallelo però si assiste alla riduzione del tempo dedicato ai colloqui perché i candidati sono sempre tantissimi visti gli alti livelli di disoccupazione. E per chi si presenta ad una selezione del personale essere scartati in modo drastico e veloce può essere frustrante.

Una sola domanda per capire chi hai davanti: il colloquio di lavoro si fa lampo?

Se si dovesse fare (o rispondere a) una sola domanda, quale dovrebbe essere? Tempo fa un gruppo di psicologi della Wake Forest University ha messo in evidenza quanto si potesse capire della personalità di chi si ha di fronte semplicemente chiedendogli cosa pensa di qualcun altro. Le persone soddisfatte e sicure di sé infatti tendono a sottolineare i punti di forza di colleghi, ex capi etc mentre quelle frustrate e invidiose ne mettono in evidenza i difetti cercando anche alibi per fallimenti personali. Questi ultimi sono soggetti con comportamenti antisociali e maggiormente inclini a sviluppare fenomeni di depressione. Pensateci (anche non limitatamente all’ambiente lavorativo ma anche a quello umano che vi circonda) e vi accorgerete che è proprio così. Ora sapete perché in sede di colloquio vi possono chiedere cosa pensate del vostro precedente team di lavoro e soprattutto sapete cosa rispondere se ci tenete a fare bella figura.

Psicologicamente questo ha una spiegazione: la proiezione. Chiedendo a qualcuno cosa pensa di altre persone attiviamo in lui un meccanismo inconsapevole di proiezione. Sussiste inoltre anche un meccanismo chiamato “effetto del falso consenso” che ci porta a credere sostanzialmente che i nostri valori e modi comportamentali siano più diffusi di quanto non siano effettivamente.

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