Stando ai dati Censis sono circa 1 milione le colf e badanti in nero in Italia. Ma non sempre, a ben vedere, la colpa è della famiglia che le paga. Non sono rari i casi in cui è proprio la domestica che preferisce lavorare senza versare i contributi e non di rado, nel frattempo, percepisce il sussidio di disoccupazione.  Una prassi illecita che impedisce peraltro a questo settore di essere considerato un pilastro per l’economia del paese.

Colf in nero: cosa rischia chi non assume

Partiamo da una premessa fondamentale: assumere la colf non è una scelta ma un obbligo di legge.

Chi non lo fa, aldilà delle considerazioni di base, commette un illecito. Il maggior numero di incidenti avviene proprio in ambiente domestico. Pensiamo al rischio di scivolare sul pavimento bagnato o di cadere dalla scala ad esempio.

Lavoro in nero, cosa rischia il datore di lavoro?

I voucher lavoro bastano?

Altro luogo comune riguarda la possibilità di pagare colf e badanti in voucher. I buoni lavoro infatti sono nati per retribuire le prestazioni lavorative occasionali, ovvero una tantum, non lavoro programmato, seppure a ore.

Attenzione dunque perché accettare di far lavorare una domestica ma senza assumerla espone al rischio di vertenze