Gentile Patrizia,

la disturbo, perché vorrei da lei una risposta che nessuno sa darmi: esiste un termine per l’INPS, per rispondere ad una domanda di pensione o devo pensare che può prendermi in giro sine die? Brevemente: nata il 29/01/1954, dal 2001 ho svolto  lavoro notturno in un turno fisso 21/5. Il 31/01/2015 la ditta fallisce, io ho 62 anni e 39 di contributi. Faccio domanda di pensione per lavori usuranti secondo la legge Fornero che prevedeva i 18 mesi di finestra. Fornisco fotocopia della buste paga di dieci anni, copia della contrattazione di 2° livello dove vengono specificate le maggiorazioni e altri documenti vari.
Nell’ottobre 2016 l’INPS mi risponde in via ufficiosa (attraverso il patronato) dicendomi che ho tutti i requisiti in ordine e potrei andare in pensione nel 2018 e mi chiede i documenti LAV-NOT dal 2011 al 2015.
Autocertifico che non mi è possibile perché le ditte sono tutte fallite (la legge prevede qualche deroga di impossibilità).
Nel maggio 2017 (un anno e mezzo dopo) mi risponde ufficialmente che non capisce gli orari svolti dal 2007 al 2010.
Immediatamente faccio ricorso e a tutt’oggi non ho risposta. 8 mesi per non avere una risposta ad un ricorso.
A luglio finirò la mobilità e proverò con l’Ape social, ma mi sento presa in giro, bistrattata, ignorata, umiliata da un ente che io ho pagato per 41 anni e che dovrebbe essere al mio servizio !!!
L’INPS può permettersi un tale disdicevole e scorretto comportamento senza pagare dazio ???
Poi l’istat si stupisce se cresce la rabbia….
Ringraziandola, porgo distinti saluti.

 

Partiamo dal dato di fatto che l’INPS è un ente pubblico e, fa parte, quindi, della pubblica amministrazione.

Rientra in quanto disposto dalla legge dello Stato italiano numero 241 del 1990 con la quale si afferma che la pubblica amministrazione ha il dovere di essere imparziale, efficiente e trasparente nei confronti dei cittadini.

INPS: entro quanto deve rispondere?

Il cittadino ha il diritto di sapere attraverso quali procedure l’amministrazione agisce, quali documenti prende in considerazione ed entro quali tempi i suoi procedimenti devono concludersi.

Questa legge, quindi, impone alle amministrazioni pubbliche di “schedare” tutti i loro procedimenti e di rendere pubblico, con un regolamento apposito, la loro durata massima e il loro responsabile. Se non è diversamente previsto dal regolamento o da altra specifica norma, il procedimento deve concludersi entro 30 giorni. I destinatari dei provvedimenti devono essere correttamente informati degli effetti del provvedimento e devono ricevere risposte a istanze e richieste.

Se la domanda presentata dal cittadino è incompleta o irregolare il responsabile del procedimento deve comunicarlo all’interessato, che deve essere informato anche di eventuali richieste di parere che potrebbero ritardarne l’iter.

Il termine iniziale indicato dai vigenti regolamenti decorre:

– per i procedimenti “d’ufficio” dal giorno in cui sorge l’obbligo a provvedere

– per i procedimenti a iniziativa di parte dal giorno in cui è stata ricevuta l’istanza del contribuente.

Se l’istanza del contribuente non corrisponde a tutti i requisiti necessari o non è munita dei necessari allegati, il termine iniziale decorre dalla sua regolarizzazione.

In caso di ritardo nella emanazione del provvedimento che lo riguarda, il contribuente può rivolgere una domanda in carta libera all’amministrazione interessata – utilizzando l’apposito modulo reperibile presso gli uffici – per conoscere la fase in cui si trova il procedimento e il termine entro cui potrà concludersi. La domanda può essere presentata direttamente agli uffici oppure spedita tramite raccomandata con avviso di ricevimento.
L’amministrazione è tenuta entro 30 giorni a spiegare i motivi per i quali non ha potuto rispettare il termine prescritto e ad indicare, ove possibile, i tempi di conclusione previsti.

Conclusioni

Per esperienza personale per ottenere qualcosa con l’INPS bisogna inoltrare continui solleciti.

L’INPS è tenuta a rispondere ad un sollecito inoltrato da un cittadino entro 15 giorni, alla ricezione di una risposta, quindi, mandare un nuovo sollecito. L’Inps conta proprio sul fatto che i cittadini attendano, si scoraggino e rinuncino a mio avviso. Solo “rompendo le scatole” con continui solleciti al call center o tramite solleciti web è possibile ottenere quello che ci spetta di diritto. Il mio consiglio, quindi, è di sollecitare in tutti i modi possibili una risposta al suo ricorso facendo notare che sono 8 mesi che aspetta. Al sollecito mandato via sito INPS rispondono in fretta, se a questo sollecito abbina anche una chiamata al call center sarà ancora più incisiva.

Se hai domande o dubbi, contattami: [email protected]

“Visto il sempre crescente numero di persone che ci scrivono vi chiediamo di avere pazienza per la risposta, risponderemo a tutti”