Sui navigator si è detto tanto sui requisiti di assunzione (in particolare a tipo di laurea e voto), sulle modalità di invio della domanda, sulla location e la data della prova, sui tempi di assunzione dopo la formazione e sullo stipendio. Quello che invece forse è passato in secondo piano per molti, e che invece meriterebbe quantomeno un approfondimento, è il ruolo dei navigator. Quali saranno i compiti di questa nuova figura professionale? Perché, di fatto, molti degli aspiranti candidati intravedono in questa strada una possibilità di lavoro senza neppure sapere pienamente che cosa dovranno fare in caso di assunzione.

Sul punto infatti ci sono stati dei chiarimenti recenti che segnano un cambio di direzione abbastanza drastico e importante.

Di che cosa si occuperanno i navigator se non di cercare lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza?

Nelle intenzione originarie della misura, il navigator doveva essere proprio quella cruciale figura di intermediazione tra i centri per l’impiego e i beneficiari del reddito di cittadinanza. Secondo gli ultimi orientamenti invece, non solo sarebbe stato ridimensionato il numero di navigator assunti, ma anche la portata dei compiti sarebbe stata ridotta. Di fatto i navigator rischiano di avere una funzione meramente tecnica: non ci sarebbe nessuna collaborazione con assessori regionali o aziende, nessuna accoglienza ai disoccupati che si rivolgono ai  centri nell’impiego. Tanto che, ad oggi, non è pronta neppure l’app che doveva servire ad incrociare le offerte di lavoro con le domande e i profili dei candidati.

Mimmo Parisi, professore ordinario di demografia e statistica alla Mississippi State University che ha dato a Di Maio l’idea dei navigator, parlava di “case management” proprio per identificare questa funzione. Il problema è nato però da una divisione di competenze.

Le regioni infatti non hanno intenzione di cedere la loro competenza sul fronte delle politiche attive allo Stato e, per questo motivo, si sono all’inizio opposte all’accettazione della figura dei “navigator” latu sensu.

Le regioni hanno quindi preteso nell’accordo che il ruolo di “tutor”, a diretto contatto con le persone che si rivolgono ai centri per l’impiego, dovesse restare di esclusiva competenza dei circa 5.600 nuovi dipendenti dei Centri dell’impiego che, sulla carta,  saranno assunti a breve (si parla verosimilmente dell’estate inoltrata). Ai navigator resta solo il ruolo di supporto, dietro le quinte.

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Ma nel frattempo chi aiuta i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare lavoro? Si rischia un empasse negli ingranaggi della seconda fase della misura, quella appunto di inserimento nel mondo del lavoro (che, di fatto, serviva a differenziare il sussidio da altri aiuti meramente assistenzialisti già in essere).

A prescindere dai compiti comunque, difficilmente i navigator entreranno attivamente nel loro ruolo prima di settembre: manca la data del concorso e poi occorrerà attendere le graduatorie e bisognerà prevedere un periodo di formazione (rivolta a cosa a questo appare poco chiaro onestamente).