Nella giornata di ieri, 8 febbraio 2022, circa 300 lavoratori del settore dell’edilizia si sono radunati in piazza della Repubblica a Roma per protestare contro la norma, introdotta con il decreto sostegni ter, che vieta la cessione “multipla” dei crediti di imposta relativi ai bonus edilizi. Il presidio è stato promosso dal comitato di imprese “Class Action Nazionale dell’Edilizia”. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Bonus edilizi, cessione unica

I soggetti che sostengono spese per gli interventi relativi ai bonus edilizi possono optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione spettante, per lo “sconto in fattura” oppure per la cessione del credito d’imposta, anche parziale.

Il Decreto Sostegni ter ha poi previsto che il credito d’imposta ceduto a terzi non può essere oggetto di successiva cessione.

In particolare, i crediti che alla data del 7 febbraio 2022 sono stati precedentemente oggetto di una delle opzioni sconto o cessione, possono costituire oggetto esclusivamente di una ulteriore cessione ad altri soggetti.

Infine, con il provvedimento del 4 febbraio 2022, firmato dal direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, il termine del 7 febbraio è stato spostato al 17 febbraio e al 7 marzo per interventi finalizzati al superamento e all’eliminazione delle barriere architettoniche.

A decorrere rispettivamente dal 17 febbraio 2022 e dal 7 marzo 2022, dunque, sarà possibile effettuare esclusivamente una ulteriore cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, nei termini normativamente previsti.

Class action contro la stretta: salvare gli onesti

Come già detto in apertura, il comitato di imprese “Class Action Nazionale dell’Edilizia”, nella giornata di ieri, 8 febbraio 2022, ha promosso un presidio in piazza della Repubblica a Roma per protestare contro la norma della cessione “unica” dei bonus edilizi, previsto dalla Legge di Bilancio 2022.

Il problema, si legge su un post pubblicato nella pagina facebook dello stesso comitato non è di poco conto: “se le banche possono acquisire crediti fiscali che poi non possono cedere nuovamente, acquisiranno solo i crediti che serviranno a loro volta per pagare le loro tasse per i prossimi 5 o 10 anni.

Il problema è che molti istituti, ad oggi, hanno già raggiunto la loro saturazione sospendendo l’acquisizione di crediti ulteriori, già da Febbraio 2022.

“Se le imprese non potranno più cedere il credito fiscale acquisito, e convertirlo in denaro, andranno in difficoltà serissime e purtroppo molte falliranno per oggettiva mancanza di liquidità”

“Un fallimento con tanti soldi sul cassetto fiscale delle Imprese ma senza chi può acquisirli”.

 

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