L’uscita di Draghi sul superbonus 110 nel corso di una seduta in Parlamento UE potrebbe essere percepita dal mercato della cessione del credito edilizio come una bomba che sconvolgerà ancora di più il settore edilizio. Il premier ha dichiarato che il 110% non piace al Governo o comunque ci sono diversi contrasti all’interno della maggioranza. Si veda a tal proposito il nostro approfondimento Il bonus 110 non piace più a Draghi, che colpo basso per gli italiani.

Secondo Draghi, il 110% ha fatto venire meno quel meccanismo di contrattazione del prezzo impresa-cliente.

La conseguenza è stato un aumento smisurato del prezzo dei materiali e dei lavori in genere.

Questa opinione è pienamente condivisibile. Tuttavia un’affermazione del genere nell’attuale contesto di mercato dei crediti edilizi potrebbe segnare la fine del 110.

Ecco perchè.

La cessione del credito. La situazione attuale

Da lunedì’ è in vigore la c.d. 4° cessione del credito (D.L. 17/2022, c.d. decreto bollette, post conversione in legge).

Nello specifico, in riferimento alle comunicazioni della prima cessione del credito o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022:

  • oltre alle tre già consentite
  • sarà possibile anche una quarta e ultima cessione.

Nello specifico, tale ultima cessione, la quarta, può essere effettuata da parte delle sole banche in favore dei propri correntisti. Senza possibilità di frazionamento del credito.

Si veda a tal fine Cessione del credito. Tutte le nuove regole in vigore da lunedì 2 maggio 2022.

L’uscita di Draghi. No  al superbonus

Come detto in premessa l’uscita di Draghi sul superbonus 110 nel corso di una seduta in Parlamento UE potrebbe essere percepita dal mercato della cessione del credito edilizio come una bomba che sconvolgerà ancora di più il settore edilizio.

Queste le dichiarazioni del Premier nel corso seduta plenaria del Parlamento UE, a Strasburgo:

Possiamo non essere d’accordo sul Superbonus al 110%, e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento.

Il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%, i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazione sono più che triplicati perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo”, ha spiegato motivando la sua affermazione.

Si tratta di un’uscita alquanto inopportuna. Soprattutto in questo momento particolare per il mercato dei crediti edilizi.

Infatti, veniamo da un periodo in cui diverse banche hanno bloccato l’acquisizione di nuovi crediti proprio perchè le normi attuali non consentono un efficace smaltimento degli stessi.

Il Governo ha cercato di dare una piccola scossa al settore con l’introduzione della c.d. 4° cessione (vedi pr.precedente).

Fare della affermazioni del genere in tale contesto di mercato, potrebbe portare le imprese alla massima incertezza circa l’avvio di nuovi lavori e la presa in carico di nuovi crediti edilizi. Anche tramite lo sconto in fattura. E’ chiaro che se le banche o le assicurazioni non prendono più crediti, anche le imprese non potranno rispondere alle richieste dei clienti che vorrebbero beneficiare dello sconto in fattura o della cessione del credito.

Ad ogni modo, al di là delle dichiarazioni di Draghi, il Governo sta lavorando a nuove misure volte a favorire la circolare dei crediti. Con attenzione sempre rivolta ai controlli per evitare Frodi.