La legge prevede espressamente che il lavoratore in malattia debba immediatamente contattare il medico per mettere quest’ultimo nelle condizioni di inviare all’Inps il certificato di assenza. Se non segue questa procedura può subire le sanzioni disciplinari. La Cassazione però ha anche chiarito che se il ritardo non va oltre le 24 ore, e quindi il certificato medico di malattia viene presentato entro il giorno dopo, non si arriva al licenziamento. Questo per il principio di proporzionalità tra violazione e sanzione subita.

In pratica i giudici hanno presunto la buona fede del dipendente che ottempera all’obbligo di presentare il certificato anche se il giorno successivo. Fatta questa premessa la Suprema Corte ha quindi giudicato eccessivo e ingiustificato il licenziamento del dipendente che ha presentato il certificato con un giorno solamente di ritardo, a prescindere da quelle che siano le ragioni del ritardo e le colpe del lavoratore.

Attenzione quindi perché la sentenza non nega che esiste l’obbligo di produrlo il giorno stesso ma solamente che si arriva al licenziamento solo per casi di ritardi molto gravi.

Finta malattia e certificato medico: cosa rischiano datore e lavoratore

Giorni di malattia: si può tornare a lavoro prima della prognosi?