Nonostante il principio costituzionale del giusto processo, in Italia una causa penale ha dei tempi troppo lunghi fin quasi ad arrivare alla prescrizione.

Da cosa sono determinate le lungaggini delle giustizia italiana? Gli effetti che portano ai tempi lunghissimi della giustizia sono legati a due fattori: da una parte il diritto dell’imputato ad estinguere il reato per prescrizione e dell’altro, per l’eccessiva durata del processo, il diritto al risarcimento dei danni.

Processo penale: in cosa consiste?

Durante il processo penale entrambe le parti, presentando i propri testimoni, cercano di dimostrare il proprio punto di vista creando, spesso, una contraddizioni tra le parti stesse.

Il primo grado di giudizio, dalla prima udienza alla sentenza  trascorrono in media 2/3 anni, ma se il reato è molto grave si può arrivare anche a 5/6 anni.

Se si ricorre in appello dalla prima sentenza alla seconda possono passare altri 2/3 anni. A questo punto, poi, si può ricorrere alla Cassazione per la cui sentenza occorrono altri 2/3 anni.

Da cosa è determinata la lunghezza di un processo?

Molto spesso la lunghezza di un processo, però, varia in base alla regione d’Italia poichè ad incidere sono anche fattori che con il processo stesso non c’entrano nulla. La sentenza definitiva di un processo deve essere pronunciata dai giudici che hanno seguito il processo stesso; se nel corso del procedimento, quindi, cambia un giudice il processo deve ricominciare il suo iter dall’inizio con il nuovo giudice che dovrà ascoltare di nuovo tutti i testimoni. L’avvocato, invece, non incide molto sulle tempistiche delle cause poichè, a meno che non richieda il rinvio di un’udienza per legittimo impedimento,  non può allungare i tempi processuali.

In alcuni casi, però, è lo stesso imputato a sperare nelle lungaggini processuali per far intervenire a suo favore la prescrizione che estingue il reato.