Era stato ampiamente preannunciato, ma adesso è arrivata la conferma: il Bonus cashback chiude definitivamente i battenti. Lo ha deciso la Cabina di Regia che si è tenuta in questi giorni a Palazzo Chigi. A partire dal prossimo periodo (semestre), dunque, non esisterà più.

Contrari a questa sospensione sono stati il PD e, ovviamente, il Movimento 5 Stelle, l’ideatore di questa misura.

Diminuire l’uso del contante è vantaggioso per le famiglie e imprese. La gestione del contante genera dei costi nascosti altissimi.

Una sorta di tassa occulta che, inevitabilmente, ricadrà su tutti i cittadini. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Bonus Cashback sospeso, ma il costo per la gestione del contante è una vera e propria tassa occulta

L’intero programma del bonus cashback, dunque, si fermerà definitivamente già dal 30 giugno.

Antonio Misiani (Pd), intervistato a “l’aria che tira” su La7, ha dichiarato, sostanzialmente, che la sospensione del cashback è stato un errore.

Il cashback, spiega Misiani, non è esclusivamente uno strumento di lotta all’evasione fiscale.

Prima di tutto, il bonus aveva lo scopo di incentivare e abituare gli italiani all’utilizzo di mezzi di pagamento alternativi al contante.

Gestire banconote e monete ha un costo importante. Un recente documento della Banca d’Italia stima in ben 7 miliardi e 400 milioni il costo annuo della gestione del contante. Costo che, inevitabilmente, viene scaricato sulle spalle di famiglie e imprese.

Il cashback, dunque, aveva anche l’obiettivo di espandere la digitalizzazione dei pagamenti, in modo da abbattere questa vera e propria tassa occulta.

Ad ogni modo, conclude Misiani, “l’attuale governo ha deciso una sospensione del cashback, e non una cancellazione, credo che possa essere l’occasione per fare un punto della situazione sui risultati di questa misura”.

 

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