Prosegue, lento ma inesorabile, il trend di cancellazione dall’Albo degli Avvocati. Abbiamo già visto come a questo abbia contribuito l’obbligo di cancellazione Albo per gli Avvocati non attivi. Ma l’analisi apre anche altre riflessioni. Secondo il Presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, a breve i legali italiani saranno non più di 100mila, al massimo 120mila. Le ragioni? La professione non ha più appeal perché un avvocato guadagna poco, soprattutto se lo stipendio viene messo a paragone con l’impegno richiesto dal percorso di studi e di aggiornamento continuo e dalle responsabilità connesse alla professione.

Crisi degli avvocati: la professione legale tra ieri e oggi, cambiamenti e novità

Secondo questa analisi, la cancellazione degli avvocati dall’albo in massa nasconde un problema di fondo: la professione è oggi inadeguata se intesa in senso tradizionale e, quindi, ancorata a vecchi retaggi.

Per superare la crisi gli avvocati dovrebbero puntare sulla consulenza più che sull’assistenza in senso stretto: questo significa prendere atto del fatto che non tutte le richieste di cittadini e imprese passano poi di fatto nelle aule dei tribunali. L’avvocato, quindi, non opera più in ambito esclusivamente giurisdizionale. Ammodernare la professione appare imprescindibile se si tiene conto anche dell’allarme per l’avvento dei robot nel mondo del lavoro, che non risparmiare neanche gli avvocati a quanto pare (a tal proposito leggi il nostro articolo sul futuro degli avvocati robot).

Si tratta poi anche di ritornare a restituire prestigio e credibilità alla professione: alcuni recenti sondaggi confermano che gli italiani hanno perso fiducia nella giustizia e, con questa, anche nel ruolo di giudici e avvocati. La percentuale di cittadini che non si sente tutelata dalla giustizia italiana è salita addirittura del 71,6%.

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