La tredicesima mensilità è un diritto che è stato introdotto da un Governo Mussolini oltre 80 anni fa. Ed è un diritto che è rimasto fisso tra quelli spettanti ai lavoratori ed ai pensionati. Si chiama anche gratifica natalizia perché nella stragrande maggioranza dei casi la tredicesima si prende nel mese di dicembre, in concomitanza quindi con le feste natalizie. Anche se il credo collettivo considera la tredicesima come una mensilità in più di stipendio, non sempre è così. Difatti quasi mai la tredicesima è pari alla mensilità di stipendio percepita dai lavoratori.

I dubbi sulla tredicesima non fanno eccezioni tra categorie di lavoratori

Le ragioni che riguardano una tredicesima erogata in misura inferiore allo stipendio possono essere molteplici. Come molteplici sono le richieste di chiarimento arrivate in redazione proprio sulle modalità di erogazione di questa mensilità aggiuntiva.

“Buonasera, ho percepito la tredicesima mensilità ma mi sono reso conto che è nettamente inferiore allo stipendio percepito. Ha sbagliato il mio datore di lavoro? posso reclamare o rischio di fare una figuraccia?”

“Buonasera, il mio datore di lavoro mi ha dato una tredicesima di poche centinaia di euro nonostante prendo uno stipendio di 1.500 euro al mese. Credevo di arrivare a 3.000 euro di stipendio a dicembre e invece non arrivo nemmeno a 2.000. Il mio datore di lavoro mi ha detto che nel 2022 ho lavorato solo 3 mesi (ottobre, novembre e dicembre), ma lui non considera il fatto che ad ottobre ho cambiato azienda come lui stesso mi ha imposto, chiudendo il rapporto con la precedente che durava dal 2019. In pratica non ho mai interrotto l’attività lavorativa nel 2022, lavorando sempre in continuità. Ma perché lo scorso hanno ho preso quasi il doppio di stipendio a dicembre e quest’anno no?”

“Da diversi giorni sto litigando con la badante di mia madre. L’argomento della discussione è la tredicesima. La donna, una rumena di 40 anni, da meno di 2 anni fa la badante di mia madre e quest’anno sta esagerando con le richieste.

Vuole giusto il doppio dello stipendio mensile che è pari a 900 euro. Ma io che sono operaio in fabbrica a dicembre non prendo giusto il doppio di stipendio. Come faccio a calcolare la tredicesima che dobbiamo pagare a questa lavoratrice?”

Il calcolo della tredicesima di dicembre 2023, ecco come si arriva al giusto importo

La tredicesima è la mensilità aggiuntiva che spetta a quasi tutti i lavoratori dipendenti ed a quasi tutti i pensionati. L’importo della mensilità aggiuntiva in genere è corrispondente ad 1/12 della retribuzione globale di fatto, altrimenti detta retribuzione lorda annuale. Il calcolo parte però dai mesi effettivi di lavoro svolto nell’anno solare oggetto della stessa erogazione aggiuntiva. Va ricordato che un mese di lavoro pieno è quello in cui un dipendente ha lavorato per almeno 15 giorni. Inoltre nella tredicesima vanno eliminati dal calcolo della retribuzione globale di fatto, le quote relative ai versamenti previdenziali. Tutte le altre voci comprese nelle classiche buste paga invece vanno considerate. Dal terzo elemento all’indennità di mansione, dagli scatti di anzianità alle indennità di contingenza, tutto rientra nel calcolo della retribuzione lorda da cui partire per la tredicesima. Una volta arrivati alla giusta retribuzione globale di fatto, la tredicesima è pari ad 1/12 di questa retribuzione di fatto, che però non deve considerare le detrazioni per lavoro dipendente.

Un anno intero di lavoro ma tredicesima inferiore allo stipendio, perché?

Per il solo fatto che le detrazioni non si applicano, la tredicesima mensilità è inferiore allo stipendio normalmente percepito dai lavoratori. Infatti il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) prevede che un lavoratore dipendente goda di un vantaggio in termini di imposte dovute. Le detrazioni abbattono l’IRPEF da versare sullo stipendio, ma solo su massimo 365 giorni di lavoro annui.

Essendo la mensilità aggiuntiva la tredicesima, esce fuori dai 12 mesi di godimento di queste detrazioni. In pratica la tredicesima viene tassata in misura piena e quindi la maggiore IRPEF dovuta porta ad un taglio della mensilità di stipendio aggiuntiva che non è mai pari a quella ordinaria.

Ecco chi prende la tredicesima prima di dicembre e nemmeno lo sa

Se quanto detto prima mette in luce il fatto che la tredicesima è spesso inferiore allo stipendio per colpa di una diversa e maggiore tassazione, un altro aspetto da considerare è la durata del lavoro. Un datore di lavoro, sia esso una azienda piuttosto che un lavoratore autonomo o un professionista, paga la tredicesima in base ai mesi che un dipendente ha lavorato presso di lui. La formula di calcolo della tredicesima è semplice perché è la retribuzione globale per i mesi lavorati nell’anno solare di riferimento, diviso 12. Uno dei quesiti dei nostri lettori ci permette di risolvere due questioni inerenti la tredicesima. La prima è quella del lavoro per un periodo inferiore ai 12 mesi nell’anno solare di riferimento.

Tredicesima insieme al TFR, quando?

Chi ha lavorato pochi mesi con un datore di lavoro, ha diritto ad una tredicesima commisurata a questi pochi mesi. Il nostro lettore assunto ad ottobre avrà diritto ad una mensilità aggiuntiva pari a 3/12 della retribuzione globale di fatto. I periodi di lavoro precedenti con l’altro datore di lavoro (anche se è lo stesso ma cambiando ditta), hanno dato diritto alla tredicesima che il lavoratore avrà percepito all’atto della cessazione del rapporto di lavoro precedente. Infatti in questi casi la tredicesima maturata viene presa prima di dicembre e finisce nell’ultima busta paga del lavoratore, quella della liquidazione tra le altre cose, del TFR.

La figura del sostituto di imposta è importante anche per la tredicesima

Ci sono lavoratori che però prendono una tredicesima pari allo stipendio preso in maniera ordinaria mese dopo mese. Si tratta di quei lavoratori che non hanno nel datore di lavoro colui che svolge le funzioni del sostituto di imposta.

Nel lavoro domestico per esempio, l’anziano che assume la badante o la famiglia che assume una colf, non sono sostituti di imposta. Ciò significa che non trattenendo l’IRPEF sulla busta paga, e non effettuando conguagli a credito o a debito in nome e per conto del lavoratore, non devono disapplicare le detrazioni sulla tredicesima. Una badante deve pagare l’IRPEF in maniera autonoma con le sue dichiarazioni dei redditi, sempre che ne sia obbligata come soglia reddituale. Appare evidente che per gli addetti a questo particolare settore lavorativo, la tredicesima deve essere liquidata alla pari dello stipendio anche come importo.