Può sembrare la cosa più difficile da fare ma calcolare l’esatto ammontare della pensione prima di arrivare a percepirla può essere abbastanza semplice. Soprattutto oggi con il calcolo contributivo della prestazione, arrivare all’esatto importo non è operazione troppo complicata. Infatti dal 1996, con l’ingresso della riforma Dini nel sistema previdenziale italiano, le pensioni hanno cambiato regole di calcolo. In una fase di transizione ancora oggi in vigore, le pensioni sono calcolate con il sistema misto, ma solo per quanti hanno iniziato la carriera prima del 1° gennaio 1996.

Chi ha iniziato dopo ha diritto al calcolo solo con il contributivo. La pensione è calcolata in base alla somma dei contributi che un lavoratore ha versato durante la sua carriera. Si chiama montante contributivo la somma di tutti i contributi versati a nome di un lavoratore. Questa somma va rivalutata con dei coefficienti di capitalizzazione e poi trasformata in pensione con dei coefficienti di trasformazione. 

“Gentile redazione, vi chiedo cortesemente di indicarmi quale è la soluzione più vantaggiosa per me per andare in pensione adesso o dopo. Infatti a dicembre 2022 compirò 64 anni di età e lo scorso mese di luglio ho completato pure 38 anni di contributi. Come per voi sarà facile capire, potrei sfruttare la quota 102. A dire il vero potrei anche restare al lavoro, anche perché non mi pesa molto. Vorrei capire cosa ci guadagnerei a lavorare fino a 65, 66 o 67 anni, dal punto di vista dell’assegno. Se esco subito quanto perdo di assegno? Premetto che oggi ho uno stipendio di circa 1.800 euro al mese.”

Come si calcola la pensione?

La pensione con il sistema contributivo si calcola sul montante dei contributi. Quella specie di salvadanaio dove confluiscono i contributi versati si chiama montante contributivo. In pratica ogni mese il lavoratore destina una parte dello stipendio ai contributi versati. L’aliquota contributiva vigente per il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti è il 33%.

Per calcolare la pensione esattamente dovremmo avere il quadro completo delle retribuzioni del lavoratore con i relativi versamenti contributivi. Avendo oggi uno stipendio da 1.800 euro al mese possiamo ipotizzare che nella sua carriera abbia avuto una media delle retribuzioni di 1.600 euro. Con 38 anni di carriera ipotizzando per assurdo che siano tutti contributivi e già tutti indicizzati anno per anno con i coefficienti di capitalizzazione, significa un montante di 260.832 euro (il 33% mensile dello stipendio medio per 38 anni e 13 mesi all’anno). Questo è il montante che passato per i coefficienti di trasformazione dovrebbe dare prima la pensione annuale teoricamente spettante. I coefficienti del 2022 come si leggono sul sito dell’INPS sono:

  • 4,186% a 57 anni
  • 4,289% a 58 anni
  • 4,399% a 59 anni
  • 4,515% a 60 anni
  • 4,639% a 61 anni
  • 4,770% a 62 anni
  • 4,910% a 63 anni
  • 5,060% a 64 anni
  • 5,220% a 65 anni
  • 5,391% a 66 anni
  • 5,575% a 67 anni
  • 5,772% a 68 anni
  • 5,985% a 69 anni
  • 6,215% a 70 anni
  • 6,466% a 71 anni

Lavorare di più e per più anni significa aumentare il montante contributivo

Il nostro lettore si trova nella condizione di poter lasciare il lavoro a 64 anni di età sfruttando la Quota 102 che il 31 dicembre 2022 cesserà di esistere tranne nuove proroghe del governo. Per lui cambia poco perché avendo maturato il diritto a dicembre, quando compirà i 64 anni di età (per i 38 anni di contributi tutto già a posto), il suo diritto alla quota 102 non verrà meno. Significa che potrà uscire se vuole, anche nel 2023 a 65 anni, o nel 2024 a 66 anni. Naturalmente aumentando il montante dei suoi contributi continuando a lavorare. E potrà anche optare per la classica pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni. Appare evidente che ogni anno di lavoro in più il nostro lettore aggiungerà un anno di contributi in più al montante. E come è altrettanto chiaro potrà godere di un coefficiente di trasformazione migliore.

Il calcolo della pensione contributiva con tutti gli esempi pratici da 64 a 67 anni

Se il nostro lettore uscirà dal lavoro a dicembre, grazie alla quota 102, lo farà con poco più di 38 anni di contributi e 64 anni di età.

Un montante da 261.000 euro di contributi capitalizzati già, a 64 anni deve passare per il coefficiente pari al 5,060%. Una pensione annua di 13.156 euro al mese, cioè un assegno mensile di 1.012 euro. Sono solo esempi questi, che cambiano drasticamente in base ai contributi versati e al montante calcolato precisamente. Inoltre per comodità di calcolo stiamo utilizzando cifre e importi fissi che difficilmente si trovano in un calcolo della pensione effettivo. Ma sono esempi che rendono bene l’idea di cosa cambia per un lavoratore. Il nostro lettore lavorando invece fino a dicembre 2023, uscirebbe dal lavoro a 65 anni, godendo del coefficiente migliore rispetto a 64 anni. Si passa dal prima citato coefficiente di trasformazione 5,060% a quello pari al 5,220%. E naturalmente per un anno di lavoro in più il suo montante passerà da 261.000 a 268.000 più o meno. Pensione annuale che sarà pari a 13.989,60 euro e quindi un assegno mensile di 1.076 euro. Una pensione di 800 euro più alta all’anno per un solo anno di attesa.

A 67 anni la pensione è nettamente migliore di quella a 64

A 66 anni il nostro lettore, se sceglie di uscire a dicembre 2024, prenderà un assegno ancora maggiore. Infatti il suo montante diventerà di circa 275.000 euro e il coefficiente passerà al 5,391%. La pensione annuale sarà pari a 14.825,25 euro e quella mensile sarà di 1.140,40 euro. Il massimo lo percepirà arrivando a scartare le ipotesi di anticipo con la quota 102 e scegliendo la normale pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni (quando basterebbero 20 anni di contributi). Con un montante che per tre anni di lavoro in più passa dai 261.000 euro iniziali al 31 dicembre 2022, a circa 283.000 euro al 31 dicembre 2025. In quel caso la sua prestazione pensionistica sarà pari a 15.777,25 euro annui. Il coefficiente utilizzato per trasformare il montante dei contributi in pensione è quello al 5,575%. La pensione mensile diventerebbe di 1.213,63 euro al mese.

Oltre 210 euro di pensione in più al mese per il lavoratore che rimanda l’uscita di 3 anni con l’esempio prima riportato. oltre 2.500 euro in più di pensione all’anno.