La Costituzione è il principale pacchetto normativo per la popolazione. Tra i principi sanciti dalla carta costituzionale c’è anche quello del riposo dei lavoratori. Riposare è un diritto e si traduce nelle ferie. Un diritto sacrosanto dei lavoratori. E le ferie non possono essere sostituite da altro, nel senso che la monetizzazione delle ferie non è ammessa, o almeno non sempre. Naturalmente ci sono delle deroghe che i lavoratori possono sfruttare per incassare soldi in più di stipendio proprio in virtù di periodi di ferie non goduti.

“Salve, mi chiamo Lorenzo e da una settimana il mio datore di lavoro mi ha dato il preavviso di licenziamento. In pratica dal primo dicembre potrò considerarmi disoccupato. Dopo due anni di lavoro quindi tornerò disoccupato e presenterò la domanda di disoccupazione all’INPS. Ciò che vi chiedo però è come mi devo comportare dal momento che già ad agosto non ho potuto sfruttare tutte le ferie che mi toccavano per necessità del datore di lavoro. Il responsabile del personale mi ha detto che prenderò il TFR che comprende pure le ferie. Io so che le ferie non si possono monetizzare, salvo i casi in cui si interrompe il rapporto di lavoro. Voi cosa dite?”

Le ferie e perché devono essere fruite

Uno dei principali diritti di un lavoratore, sanciti dalla Costituzione ma anche dai vari CCNL di categoria applicati è il diritto alle ferie. Ogni lavoratore dipendente ha diritto a un periodo di astensione dal lavoro. Un periodo dedicato al recupero delle energie e al riposo dall’attività di lavoro comunemente svolta. Proprio il fatto che è un periodo obbligatorio da far fruire a un lavoratore dipendente è alla base di quanto stabilito dalla legge. Il periodo di ferie non può essere trasformato in denaro. Infatti tale periodo di ferie si matura durante l’anno, mese dopo mese di lavoro.

Ogni lavoratore dipendente ha diritto a ricevere un periodo di ferie retribuito ogni anno. E in genere è di 4 settimane annue.

Dal momento che la Costituzione oltre a tutelare il lavoro tutela anche la salute, è evidente che le ferie diventano una cosa non trasformabile in altra forma diversa da quella classica della fruizione. Ne verrebbe meno la tutela della salute psico-fisica del lavoratore.

Quando possono essere monetizzate se non godute

Un lavoratore dipendente matura 2 giornate di ferie ogni mese (a dire il vero sono poco più di due giornate di ferie maturate al mese). L’obbligatorietà della fruizione è dimostrata anche dal fatto che spesso un datore di lavoro può mandare in ferie forzate il proprio dipendente, quando quest’ultimo ha dei periodi non goduti. Se il datore di lavoro concede ferie non ancora maturate, magari perché dopo una assunzione recente l’attività lavorativa chiude per esempio, nel periodo estivo, il lavoratore deve recuperare tramite giornate di lavoro le ferie anticipate di fatto dal datore di lavoro. L’unico caso fisso che permette di trasformare le ferie in soldi è quello della cessazione del contratto.

E sarebbe questo il caso del nostro lettore. Infatti se un lavoratore dipendente non ha fatto in tempo a godere di tutte le ferie maturate, l’interruzione del rapporto di lavoro non permette di completare la fruizione nei mesi successivi. In questo caso la normativa vigente permette la cosiddetta monetizzazione tramite l’indennità sostitutiva. Molto dipende dal CCNL di categoria. Infatti ci possono essere contratti collettivi che prevedono periodi di ferie più lunghi delle 4 settimane annue ed obbligatorie. In questo caso l’indennità sostitutiva è praticamente automatica.

L’indennità sostitutiva delle ferie

A dire il vero nemmeno quando cessa il contratto di lavoro un dipendente ha sicurezza di prendere l’indennità sostitutiva delle ferie non godute ancorché maturate.

Il datore di lavoro può negare l’indennità sostitutiva nel momento in cui il lavoratore era stato messo nelle condizioni di fruirne, salvo non sfruttarle. C’è da dire che in genere le ferie vengono monetizzate per quei dipendenti assunti con contratti di durata inferiore all’anno solare. In genere le ferie monetizzate vengono pagate con l’ultima busta paga, quella cioè che contiene anche il TFR e gli altri emolumenti spettanti al dipendente.

Se fosse così il direttore del personale dell’azienda per cui lavora il nostro lettore ha detto il vero e quindi con la busta paga del TFR il nostro lettore riceverà quanto spettante. Il consiglio comunque è di far visionare da un esperto in materia, sia esso un Sindacato, un Patronato o un consulente del lavoro la bontà di quanto inserito nell’ultima busta paga del lavoratore. Per consentire un celere e preciso conteggio da parte di questi esperti, occorrerebbe portare tutte le buste paga del lavoratore.