La struttura che riceve la richiesta di prenotazione con bonus vacanza può rifiutarla? Da un lato verrebbe da dire che non ne avrebbe motivo: il bonus vacanze serve a stimolare il turismo e rivedere richieste di prenotazione dopo il lockdown fornisce senza dubbio una boccata di ossigeno. Eppure non è tutto oro quello che luccica. La polemica parte dalla Campania. Se ne sono fatti portavoce i B&b che aderiscono ad Atex, associazione in cui sono raggruppate strutture ricettive di questa categoria dislocate nelle località turistiche campane più famose, da Sorrento a Capri passando per la Costiera Amalfitana.

La richiesta agli associati è una presa di posizione forte: “non accettate le prenotazioni di chi intende pagare utilizzando il bonus vacanza”.

Analizziamo le ragioni di questo malcontento che, evidentemente, non vuole essere un accanimento contro chi viaggia sfruttando il bonus vacanze (anche c’è un requisito ISEE che individua i potenziali beneficiari) ma una forma di protesta per il meccanismo alla base che rischia di essere penalizzante e addirittura controproducente.

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Sappiamo che lo sconto per le famiglie può arrivare fino a 500 euro. Tuttavia solo l’80% viene riconosciuto alla struttura sotto forma di credito d’imposta (che eventualmente può essere anche ceduto ai fornitori o alle banche). Il residuo 20% si concretizza in una detrazione di imposta sulla successiva dichiarazione dei redditi da parte del contribuente. In altre parole significa che chi viaggia paga alla struttura il 20% (per poi recuperarlo) mentre l’80% può essere richiesto dall’albergatore come credito d’imposta. Quindi da un lato ripartono le prenotazioni ma per gli incassi bisognerà attendere e questo, mette in allerta il presidente Atex Sergio Fedele, può essere penalizzante in un momento di crisi come quello attuale. Accettare una prenotazione per la quale, nell’immediato, si incassa solo il 20%, può essere difficile in un periodo storico in cui manca liquidità perché si viene dal lockdown forzato.

Senza contare l’iter burocratico e la necessità di farsi assistere da un commercialista (altri costi e tempi da mettere in conto).

Così come formulata, quindi, l’idea del bonus vacanza non basta. Peraltro stupisce, in senso negativo, lamentano i portavoce dell’associazione, che questo sia il pilastro portante eretto dal governo per aiutare il settore turistico. Di fronte ad una filiera al collasso appare un tentativo inadeguato e insufficiente.

Bonus vacanza si può spendere anche nei B&b senza partita IVA?

Aprire un B&b non presuppone necessariamente la titolarità della partita IVA. Eppure, altro nodo da sciogliere che l’associazione non ha mancato di evidenziare, è che, ad oggi, l’Agenzia delle Entrate non ha chiarito se i B&b che operano senza partita IVA rientrano o no nella misura. Tra le strutture extralaberghiere escluse ci sono anche gli host di piattaforme digitali (come Airbnb e Booking etc). Non a caso anche questi colossi hanno manifestato perplessità sul bonus vacanze che, così formulato, esclude troppi operatori.