Sono moltissimi i contribuenti che ricorrono al bonus ristrutturazioni o all’ecobonus. E la prospettiva dello sconto immediato in fattura potrebbe rendere questa possibilità ancora più interessante. Tuttavia non sempre la detrazione viene riconosciuta senza obiezioni. Ci sono dei casi che lasciano spazio ad interpretazioni e nei quali le Entrate potrebbero negare il bonus.

Il Bonus ristrutturazione piace ai contribuenti

Stando ai dati raccolti in relazione alle dichiarazioni dei redditi 2018, bonus ristrutturazioni ed ecobonus hanno superato rispettivamente 6 e 1,5 miliardi di euro.

Segno che le agevolazioni sui lavori edilizi riscuotono interesse dei contribuenti e sono uno stimolo a procedere con lavori in regola. I numeri potrebbero anche salire con la possibilità dello sconto immediato in fattura. Tuttavia è bene sapere, soprattutto nei casi limite e borderline, quali sono i presupposti per il bonus perché si potrebbe restare delusi se questo venisse negato. Alcune sentenze recenti aiutano a fare chiarezza.

Bonus ristrutturazione: interpretazione casi particolari e ultime sentenze

La sentenza 13043/2019 ha fatto chiarezza sul caso di demolizione e ricostruzione non fedele del fabbricato. A mettere in dubbio i contribuenti potrebbe essere l’interpello 210/2019, con cui l’Agenzia delle Entrate, in linea contraria all’interpretazione dominante fino ad allora, ha riconosciuto la detrazione anche per le opere di ricostruzione con volumetria inferiore.

Per quanto riguarda l’accesso all’ecobonus la vexata quaestio mette in contrasto Fisco e società immobiliari di gestione che si occupano di pura locazione. Queste ultime ritengono che gli edifici su cui dovrebbero essere realizzati gli interventi di risparmio energetico rappresentano l’oggetto dell’attività esercitata (locazione a terzi) e non cespiti strumentali. Secondo l’interpretazione più rigida del Fisco, invece, per usufruire dello sconto fiscale l’intervento di riqualificazione deve puntare a conseguire un’effettiva riduzione dei consumi energetici nell’esercizio dell’attività imprenditoriale ed è quindi escluso nei casi in cui si tratta di opere realizzate su beni oggetto dell’attività esercitata.

Chiudiamo con una diatriba relativa alla possibilità di rettificare le rate senza dover rettificare la dichiarazione. Per il Fisco questa riguarda solo le rate di detrazione successive alla prima già fruita. La prassi sembra propendere per la possibilità in capo al Fisco di rettificare ogni singola rata autonomamente, così come anche confermato dalla circolare 13/E/2019.