L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il bonus in busta paga per chi ha continuato a recarsi in ufficio e/o azienda spetta anche ai lavoratori part time. Sono in molti ad essere in cassa integrazione o a lavorare da casa in modalità smartworking a causa dell’emergenza coronavirus. Ma non tutte le attività possono essere delegate a casa e c’è chi (pensiamo ai cassieri dei supermercati, ai camionisti o ai farmacisti solo per fare qualche esempio) ha continuato a lavorare “regolarmente”.

Il governo ha voluto riconoscere un bonus in busta paga per il rischio che corrono quotidianamente (non sono mancate le polemiche per l’importo di 100 euro considerato non adeguato ma questa è la ratio del bonus).

Anche i lavoratori part time hanno diritto al bonus in busta paga

Ebbene l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il bonus in busta paga spetta anche ai lavoratori part time. In tal caso l’importo andrà rimodulato sulla base delle ore lavorate in azienda a marzo e di quelle lavorabili da contratto. Tra le prime si contano sia quelle presso la sede ordinaria che secondaria mentre, ovviamente, non rilevano, quelle lavorate da casa in modalità smartworking. Non è chiaro invece, e le Entrate questo non lo specificano, come e quanto saranno conteggiate eventuali ore di malattia o di ferie. Analisi simile andrà fatta anche per altri tipi di assenze come i permessi o gli infortuni. In generale le ore di assenza a marzo contano ai fini del calcolo del bonus spettante in busta paga oppure no? Anche se può sembrare la meno condivisibile ad intuito, l’interpretazione dominante potrebbe essere quella di conteggiare anche tali ore. Qualcuno potrebbe obiettare che questa decisione più elastica sarebbe discriminante verso i lavoratori che hanno rischiato la vita andando a lavoro tutti i giorni però l’Agenzia potrebbe voler tutelare chi, seguendo le indicazioni date, ha deciso di restare a casa.