Il fisco vorrebbe allungare le mani sui fondi pensione. Se ne parla da tempo e finora non è mai stato fatto nulla, ma qualcosa si muove all’alba della riforma fiscale. Alla riapertura del Parlamento a settembre, arriverà anche la legge delega al governo.

Come noto sui fondi pensione vige un sistema impositivo privilegiato rispetto alla tassazione ordinaria delle rendite finanziarie. Agevolazioni che sono state introdotte dal legislatore per favorire la sottoscrizione dei fondi.

Le tasse sulle pensioni integrative

Al momento il sistema fiscale dei fondi pensione prevede che i versamenti siano esentasse.

Inoltre, le somme versate annualmente fino a 5.164 euro sono deducibili dal reddito. Ne deriva uno sconto sull’Irpef per il contribuente.

Riguardo ai rendimenti, i guadagni realizzati dai fondi pensione sono tassati al 20%, anziché al 26% come per il resto dei guadagni (capital gain). Su questo aspetto, però, è possibile che il governo intenda uniformare tutto al 20%.

Infine ci sono le rendite. Queste sono tassate con una aliquota compresa fra il 9 e il 15 per cento. Un incentivo per fare in modo che i beneficiari aderiscano ai fondi pensione accettando la rendita finale prodotta dal montante versato.

Bonus pensione fino a 900 euro

La Commissione Finanze di Camera e Senato propone di alzare le aliquote sulle rendite dei fondi pensione. Si parla addirittura del 20%, il che contribuirebbe a indebolire notevolmente l’industria dei fondi pensione e quindi a frenare la propensione alla pensione integrativa, sempre più necessaria in futuro.

In questo modo, chi ha una pensione complementare da dichiarare rischia di perdere gli svariati bonus e sicuramente l’integrazione al minimo, la maggiorazione sociale, la pensione di cittadinanza e altro. A conti fatti, circa 900 euro al mese. In proposito Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali,  propone di

“non confondere il risparmio finanziario con quello previdenziale, aumentando dall’11 all’11,5% e poi al 20% la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione”.

La riforma del fisco dovrebbe ridurre la pressione fiscale sui rendimenti al 11% – prosegue Brambilla – e l’importo deducibile dai redditi dovrebbe essere commisurato con la variazione dell’indice dei prezzi al consumo.