Per il bonus Covid in busta paga detratto dall’aumento stipendio: la beffa per i dipendenti operativi nell’emergenza è servita in modo clamoroso. In quanto si tratterebbe in tutto e per tutto una presa in giro per i dipendenti del 118 siciliani. Quelli della società consortile Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria (Seus). La denuncia al riguardo, in particolare, arriva dai deputati dell’M5S. Quelli 5 Stelle che fanno parte della commissione Salute dell’Ars.

In pratica l’indennità in busta paga per i lavoratori della Seus starebbe effettivamente arrivando dopo un anno di attesa.

Ma stando alla denuncia del MoVimento 5 Stelle regionale in realtà si tratterebbe in tutto e per tutto solo di una partita di giro. Dato che il bonus Covid in busta paga sarà pagato e detratto dall’aumento dello stipendio. Legato ad aumenti contrattuali che, peraltro, ben 3100 lavoratori siciliani del 118 aspettano ormai da tanto, troppo tempo. Da mesi e mesi.

Bonus Covid in busta paga detratto dall’aumento stipendio: la beffa per i dipendenti operativi nell’emergenza

Stando alla denuncia dei deputati M5S della commissione Salute dell’Ars, da un lato arrivano 7,3 milioni di euro di risorse. Proprio per gli aumenti di stipendio a favore dei dipendenti operanti nell’emergenza in Sicilia.

Ma dall’altro lato, di questi 7,3 milioni, ben 5,2 milioni di euro dovranno essere usati proprio per la copertura finanziaria della seconda tranche del bonus covid in busta paga. Un bonus che quindi, e a conti fatti, viene detratto dallo stipendio dei lavoratori della Seus.

Perché il bonus 118 per i dipendenti della Seus è una beffa clamorosa

Per i deputati M5S, quindi, il bonus Covid in busta paga per i dipendenti operativi nell’emergenza in Sicilia, con la società consortile Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria (Seus), è farlocco o quasi. Così come evidenziato dai componenti del MoVimento 5 Stalle della commissione Salute dell’Ars in una lettera inviata da piazza Ottavio Ziino ai vertici della Seus.

Perché da mesi e mesi i lavoratori dell’emergenza aspettano gli aumenti di stipendio. E da più di un anno l’indennità spettante che, quindi, sa ora di beffa.