Nuova sentenza sul bonus bebè mamme straniere conferma che l’agevolazione spetta anche a chi non ha il permesso di soggiorno lungo termine. Già in passato il tribunale si era espresso contro l’Inps definendo l’imposizione del requisito del possesso del permesso di soggiorno lungo periodo come comportamento discriminatorio. Ora a vincere la causa è stata una mamma albanese: la corte di Appello di Torino ha richiamato la direttiva europea. n. 2011/UE/98 che impone lo stesso trattamento di sicurezza sociale ai cittadini comunitari e agli stranieri extracomunitari titolari di permesso di soggiorno a fini lavorativi.

Una sentenza che conferma quella del tribunale di Fermo dello scorso anno e che potrebbe aprire la strada a ricorsi da parte di mamme straniere escluse fino ad oggi dal bonus bebè.

Vediamo più nel dettaglio quali ragioni hanno giustificato la decisione dei giudici in merito al riconoscimento del bonus bebè alle mamme straniere anche se hanno permesso di lavoro ma non permesso di soggiorno lungo periodo.

Spiega soddisfatto l’avvocato che ha difeso la donna albanese:

Si è affermato un importante principio che pure la Corte europea ha più volte sancito. In sostanza, non si può discriminare una famiglia che ha tutti i requisiti per accedere al bonus bebè, soprattutto nel caso in questione.
Il mio cliente ha un permesso di soggiorno per lavoro, è nel settore edile ma guadagna appena il necessario per pagare l’affitto e il mantenimento della moglie e oggi del figlio piccolo. Non è in grado, e lo abbiamo dimostrato, di affrontare la spesa per richiedere il permesso di soggiorno che è pari a 300 euro circa, per cui è rimasto sempre con il suo documento.
Non si capisce dunque perché dovrebbe essere due volte penalizzato, la prima perché non ha i soldi necessari a fare i documenti, la seconda nell’assegnazione del supporto alla natalità, pur avendo un reddito Isee molto basso.