Il bonus assunzioni funziona. Al Sud più che al Nord. Grazie al piano di decontribuzioni varato dal governo, sono stati in tutto 2,9 milioni gli assunti fra il 2020 e 2021.

La misura, concessa a partire da ottobre 2020, prevede un’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate del Paese. A questa si aggiungono i bonus assunzioni per donne svantaggiate e per gli over 50.

Bonus assunzioni e decontribuzione

In particolare, i beneficiari di decontribuzione Sud sono stati 1,8 milioni. Nell’anno 2020, escludendo la decontribuzione Sud, circa il 50% degli interventi messi in atto per incentivare l’occupazione coi bonus assunzioni è rappresentato dall’apprendistato e il 38% dai contratti a tempo indeterminato.

Nello stesso anno si riscontra la generale diminuzione del numero medio di beneficiari dei bonus assunzioni. Tra questi l’apprendistato e le assunzioni agevolate di ultracinquantenni e donne, lo sgravio contributivo per i lavoratori svantaggiati impiegati nelle cooperative sociali, le assunzioni agevolate in sostituzione di lavoratori in astensione obbligatoria/facoltativa e le agevolazioni per l’integrazione dei disabili.

Di contro sono in crescita sia il numero medio di lavoratori che beneficiano bonus assunzioni giovani con contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti sia le stabilizzazioni di contratti di apprendistato.

Ma gli sgravi non funzionano

I bonus assunzioni, tuttavia, non serviranno a rilanciare il Sud. Lo dice apertamente Alberto Brambilla, economista e presidente di Itinerari Previdenziali. Fino al 1995 lo Stato ha garantito sgravi alle imprese, ma non hanno dato alcun risultato. In più la Commissione europea li ha considerati aiuti di Stato.

Dice Brambilla: “gli sgravi funzionano solo dove ci sono le condizioni per fare impresa. E al Sud mancano”. Inutile finanziare politiche che non funzionano appesantendo il bilancio dello Stato che deve coprire i buchi contributivi per quando i lavoratori andranno in pensione.

La decontribuzione è negativa per il sistema pensionistico. I datori di lavoro sono esentati dal versare le quote di contributi di loro spettanza, ma qualcuno li dovrà coprire alla fine.

Quando chi ha beneficiato della decontribuzione andrà in pensione si troverà degli ammanchi e dovrà ancora intervenire l’Inps a colmare i buchi.

Ma la classe politica insegue il consenso. Si opera alla giornata, senza un disegno per il Paese. Maggioranza e opposizione hanno lasciato credere agli italiani che le risorse siano infinite. Ma non è così.