Tornare a lavoro dopo aver usufruito del bonus 600 euro potrebbe non essere una buona idea? La testimonianza arriva da alcuni lavoratori a partita IVA che, tornati ad intraprendere l’attività, si sono visti decurtare l’importo dell’indennità Inps dal committente principale o, in caso si co co co, dal datore di lavoro.

Pensiamo ai collaboratori di studi di professionisti che spesso lavorano a partita IVA (avvocati, ingegneri, architetti etc). Può il titolare dello studio trattenere l’importo corrispondente dei 600 euro quando il collaboratore torna in studio? La denuncia è stata raccolta anche dall’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati e dall’Inarsid, il sindacato di ingegnari ed architetti.

Entrambe le sigle si sono mosse contro questo comportamento scorretto ai danni di una categoria priva di tutele, i giovani professionisti con partita IVA e committente unico. Antonio De Angelis, presidente Aiga, si è fatto portavoce di tanti giovani avvocati che hanno raccontato di trovarsi in questa situazione. Non sono mancati casi di licenziamento, o meglio interruzione della collaborazione senza alcuna tutela.

Indipendentemente dall’albo professionale considerato, riconoscere i 600 euro di bonus è stato importante ma, anche alla luce di quanto sta accadendo, non basta: da questa prospettiva si chiede una riesamina del settore completa per eliminare queste zone di ombra in cui lavorano professionisti senza tutele. In un video incontro con le parti sindacali, il ministro del lavoro Nunzia Catalfo, ha ribadito l’impegno del governo per una semplificazione normativa tenuto conto che il problema non è marginale posto che sono circa 2,3 milioni i professionisti in Italia (corrispondenti al 12,6% della forza lavoro occupata nel nostro paese).

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