Il Decreto Cura Italia (il decreto del 17 marzo 2020) ha posto in essere una serie di misure volte al contenimento, quantomeno sul piano economico, dell’emergenza epidemiologica del Coronavirus, in modo da garantire liquidità alle famiglie e alle imprese. Una delle misure più significative è il cosiddetto Bonus 600 euro, si tratta, sostanzialmente, di un’indennità di 600 euro esentasse per tutte le partite iva (autonomi e professionisti), ma anche collaboratori costretti al lockdown.

Per questioni d’urgenza, nel mese di aprile, pochi sono stati i controlli sulle richieste di bonus 600 euro da parte dell’Inps.

I controlli verranno sulle domande di Bonus 600 verranno fatti solamente ex post e chi non ne aveva diritto dovrà restituire l’intero importo. Ecco i casi in cui si dovrà restituire il bonus.

 

Bonus 600 euro, 4 casi di incompatibilità

Sono 4 i casi in cui il percettore di bonus 600 euro dovrà restituire l’intero importo all’Inps:

  • Chi è iscritto ad un’altra forma previdenziale obbligatoria;
  • I titolari di pensione (eccetto per quella di invalidità o reversibilità);
  • I titolari di reddito di cittadinanza;
  • Altri casi specifici in cui i soggetti, al momento della richiesta, non avevano i requisiti d’accesso.

In tutti questi casi, come già detto, i soggetti percettori dovranno restituire all’Inps il bonus 600 euro.

 

Inps, partono i controlli

Spiega Vincenzo Silvestri, consigliere nazionale dell’ordine dei Consulenti del lavoro, al fatto quotidiano: “l’Inps ha avviato le verifiche ex post sui beneficiari. E chi non ricadeva nella platea degli aventi diritto ha ricevuto una richiesta di chiarimento. È accaduto ad alcuni amministratori di società iscritti alla gestione separata”.

 

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