Le dimissioni di Draghi sono arrivare in un momento davvero difficile per il nostro paese.

L’attuale esecutivo, ad ogni modo, rimarrà in carica per i dossier e gli “affari correnti”. In molti si chiedono cosa debba intendersi per affari correnti e, soprattutto, quale saranno le future decisioni in materia di incentivi fiscali.

Sicuramente, entro la fine del mese, bisognerà approvare la conversione in legge del decreto Aiuti. Stiamo parlando del pacchetto di incentivi economici pensato per sostenere le famiglie in difficoltà economica a causa dell’elevata inflazione di questo periodo.

Il decreto Aiuti ha istituito il bonus 200 euro e, adesso, in molti si chiedono se la misura potrà essere rinnovata anche per i mesi successivi.

Il problema sta nel costo, quasi 7 miliardi di euro. Ad ogni modo, si starebbero valutando altre ipotesi.

In questi giorni, in particolare, c’è stato un incontro con Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi. Dalla riunione è emersa una nuova proposta per aumentare gli stipendi degli italiani fino alla fine dell’anno. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Nessun bonus 200 euro ma si pensa ad un aumento degli stipendi

Fino al giorno delle dimissioni del presidente Draghi, era ormai quasi certo che il tanto discusso bonus 200 euro sarebbe stato riproposto anche per i mesi di agosto o settembre.

Adesso, però, la situazione è ben diversa e il governo dimissionario può soltanto occuparsi di “affari correnti”. Ma in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo in questi giorni, qualsiasi misura, anche se costosa, potrebbe rientrare nella sfera degli “affari correnti”.

La conversione in legge del Decreto Aiuti, sicuramente, dovrà prevedere misure volte a contrastare l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie.

Se da un lato sembrerebbe ormai allontanarsi l’ipotesi di un nuovo bonus 200 euro, le misure attualmente in fase di discussione sono diverse.

Qualche giorno fa, Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha proposto il taglio dell’Iva, quantomeno per i prodotti di prima necessità.

Dall’incontro di ieri tra il governo e i sindacati, invece, è emersa un’altra valida alternativa: una decontribuzione per aumentare lo stipendio netto in busta paga per tutti i prossimi mesi del 2022.

Non sono ancora chiari i dettagli di questa iniziativa, ma probabilmente tale decontribuzione spetterà soltanto ai cittadini con uno stipendio inferiore a 35 mila euro l’anno (lo stesso limite del bonus 200 euro).