Sono stati due i bonus introdotti dai decreti emergenziali del Governo nel corso del 2022. Bonus una tantum a parziale compensazione della maggiore spesa che famiglie e lavoratori stanno sostenendo a causa della grave crisi economica. I bonus 200 euro e 150 euro sono le due misure che hanno riguardato lavoratori e pensionati.

Tra il primo e il secondo bonus sono cambiati anche i requisiti, basati tutti sui redditi, sulle pensioni e sugli stipendi. Il primo era più facile da centrare perché era più alta la soglia.

Poi occorre fare un distinguo tra lavoratori e pensionati, le cui soglie reddituali erano differenti. Una cosa che però riguarda sia i pensionati che i lavoratori, è il rischio concreto di dover restituire il benefit. Infatti si tratta di bonus erogati, il più delle volte, una tantum e in via provvisoria. E per i lavoratori c’è il concreto rischio di trovarsi trattenute in busta paga come restituzione di un beneficio indebitamente percepito.

Il quesito del nostro lettore

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente che ha appena ricevuto il bonus da 150 euro dopo quello da 200 a luglio. Una cosa che mi ha sorpreso, dal momento che avendo uno stipendio medio sopra 1.800 euro al mese, credevo di non poter prendere. Io non volevo nemmeno produrre l’autocertificazione al mio datore di lavoro. Proprio perché credevo di essere oltre la soglia dei 20.000 euro annui. Ma i miei colleghi di lavoro e pure il datore di lavoro mi hanno spinto a presentare comunque l’autodichiarazione. Mio padre per esempio, che ha un reddito di 21.500 euro nel suo 730, a novembre non ha preso il bonus da 150 euro. Mia madre invece, con un reddito di 12.000 euro lo ha percepito. Io nel 2021 ho avuto 18.000 euro di reddito avendo iniziato a lavorare da marzo. Sarà per quello che mi è toccato il bonus 150 euro?”

Cosa è cambiato tra bonus 200 e bonus 150 euro

Il nostro lettore ci offre l’occasione per parlare di una delle misure più discusse e controverse di questo 2022, cioè il bonus una tantum che il governo Draghi ha deciso di inserire nel decreto Aiuti per luglio e novembre.

L’aumento del costo della vita per lavoratori e famiglie ha spronato il governo a prevedere dei bonus di questo genere. Un aiuto una tantum contro il rincaro dei beni di prima necessità, il caro bollette e quello dei carburanti. Solo che tra il primo bonus e il secondo sono cambiate le soglie reddituali. E tra pensionati e lavoratori sono cambiate le caratteristiche dei requisiti da centrare. Per i pensionati il bonus da 200 euro è stato appannaggio a luglio di chi aveva redditi 2021 sotto i 35.000 euro. Per il nuovo bonus 150 euro di novembre invece, il reddito, sempre 2021 da non superare era pari a 20.000 euro.

Bonus provvisorio erogato dall’INPS, perché?

pensione 58 anni

Per reddito 2021 si parla quindi di dichiarazioni dei redditi 2022, quelle del modello 730 scaduto a settembre o del modello Redditi PF scaduto a fine novembre. Di conseguenza, per i pensionati l’INPS ha erogato sia a luglio che a novembre due bonus provvisori. Nel senso che solo a dichiarazione effettuata dai contribuenti pensionati, l’Inps potrà verificare il diritto o meno a questo beneficio. E nel caso in cui emerge che il pensionato non aveva diritto al bonus, ecco che scatterebbe l’onere della restituzione.

Il bonus 150 euro per i lavoratori dipendenti: ecco la guida definitiva alle regole per percepirlo

Al pensionato quindi l’INPS ha erogato un bonus provvisorio, in attesa di poter interrogare le banche dati per verificare effettivamente il suo reddito. Oppure attendendo febbraio, quando i pensionati non tenuti alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi, dovranno produrre il modello Red. Per i lavoratori la procedura è totalmente differente.

Con il bonus da 200 euro è stabilito che esso spetta nel momento in cui almeno una delle ultime buste paga ha un imponibile previdenziale (stipendio lordo utile ai fini previdenziali), non superiore a 2.692 euro in un mese. Per il bonus 150 euro invece è solo la busta paga di novembre a fare da riferimento. E con lo stipendio lordo inferiore a 1.584 euro. Evidente che per il lavoratore dipendente non si tratta di una erogazione provvisoria ma certa e basata non su redditi totali ma sull’imponibile previdenziale di una determinata mensilità di stipendio.

Prendere due volte lo stesso una tantum e come restituire l’indebito

Il nostro lettore che ha uno stipendio medio superiore a 1.800 euro al mese, probabilmente ha preso il bonus per via della busta paga di novembre che potrebbe essere stata inferiore alla soglia prestabilita. Ma anche se basato su un dato certo, in questo caso il bonus potrebbe essere da restituire. E il datore di lavoro può pretendere la restituzione dei bonus anche perché lui fa solo da tramite, scontando con i suoi conguagli gli eventuali bonus erogati ai dipendenti. Trattenere il bonus in busta paga è, dunque, diritto certo del datore di lavoro. Un errore che può essere comune a molti lavoratori è il bonus preso da due datori di lavoro. O quello percepito due volta da chi lavora e prende il reddito di cittadinanza, per esempio.

Autocertificazione bonus 150 euro, cos’è?

L’autocertificazione che un lavoratore è costretto a mandare al datore di lavoro per prendere il bonus infatti altro non è che una dichiarazione con cui si certifica di non aver percepito altri bonus da altri datori di lavoro. Se un lavoratore manda la stessa dichiarazione a due datori di lavoro, è facile che percepisca due volte il bonus. In questo caso la restituzione sarà in quota uguale tra ciascun datore di lavoro. In pratica, 75 euro da restituire al primo e altrettanti al secondo datore di lavoro. E con trattenute automatiche sugli stipendi futuri.