Giro di vite sui B&b in condominio: con sentenza n. 109/2016 la Corte di Cassazione ha segnato un cambio di tendenza. Sono vietati?

Finora, facendo leva sul carattere non imprenditoriale dei bed & breakfast, la prassi ha sempre permesso l’apertura di questa categoria di alloggi a pagamento nei palazzi, anche senza il parere favorevole degli altri condomini.

Solo due anni fa la stessa Corte di Cassazione aveva confermato questo orientamento (sentenza numero 24707/2014) sottolineando l’assenza di mutamento di destinazione d’uso abitativo.

Ma la sentenza in esame ribalta le carte in tavola e richiede come presupposto l’autorizzazione dell’assemblea condominiale. I giudici hanno considerato come interesse primario da tutelare il decoro e la tranquillità dell’edificio.

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Nel caso sottoposto ai giudici i condomini avevano portato in tribunale una S.r.l. che aveva adibito il proprio appartamento sito in condominio ad attività di affittacamere violando, a detta dei condomini, il regolamento condominiale che limitava l’uso degli appartamenti a quello abitativo o di studio professionale. A nulla è valso opporre che già in passato altri condomini avevano adibito la proprietà ad attività commerciali.

Un’interpretazione rigida che potrebbe creare un precedente storico importante visto anche il numero di B&b ospitati nei condomini delle grandi città. La presenza di sentenze di segno opposto riapre anche la questione della necessità di regole definitive che facciano finalmente chiarezza sulle attività di B&b e affittacamere ma anche sulla realtà emergente di Airbnb e simili piattaforme di sharing economy.

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