Il 2022 doveva essere l’anno della riforma delle pensioni e invece vuoi per il conflitto Russo Ucraina vuoi per altre ragioni, il Governo al momento sembra aver abbandonato il discorso.

La cosa più preoccupante è che dopo i contrasti tra i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, il tema della riforma delle pensioni sta diventando un mezzo per fare propaganda elettorale. In questo contesto la Lega per il tramite del suo leader Salvini sta portando avanti quota 41.

La proposta della Lega prevede l’uscita con 41 anni di contributi, ma effettuando il calcolo solo col sistema contributivo.

Cosa che determinerebbe un forte taglio sugli assegni previdenziali.

Quota 41. La situazione attuale

Quota 41 è riservata ai c.d. lavoratori precoci.

Si intendo per tali coloro che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età, e perfezionano, entro il 31 dicembre 2026, 41 anni di contribuzione.

Per accedere a quota 41 è necessario trovarsi in precise condizioni, quale ad esempio: uno stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7, legge 15 luglio 1966, n. 604 e conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi; invalidità superiore o uguale al 74% accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile; assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ecc.

Le prospettive di riforma

Come anticipato in premessa, ad oggi il tema della riforma delle pensioni sembra essere stato accantonato dal Governo.

Tuttavia, la Lega sembra voler portare avanti la conferma di quota 41. Apportando modifiche piuttosto pesanti.

Infatti, la proposta della Lega prevede l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, ma effettuando il calcolo della pensione solo con il sistema contributivo.

Cosa che determinerebbe un forte taglio sugli assegni previdenziali.

Vedremo come si svilupperà il confronto con i sindacati e quali saranno le reali prospettive di riforma rispetto a quota 41.