Con un aumento stipendio, sale anche la pensione futura? Perché sulla carta guadagnare di più, per esempio per un lavoratore del pubblico impiego, significa anche versare all’INPS mensilmente più contributi previdenziali.
Ma quanto poi incidono i maggiori contributi versati, sull’assegno pensionistico, quando ci sarà il ritiro da lavoro? La domanda è davvero d’obbligo. In quanto tutto può cambiare anche in base al meccanismo di calcolo della pensione.

La pensione futura per chi ha anzianità contributiva prima del 1996

Ovverosia, tra il sistema di calcolo retributivo ed il sistema di calcolo della pensione con il contributivo.

Il sistema retributivo, abolito con la legge Dini del 1995, resta in vigore solo se il lavoratore ha un’anzianità contributiva prima del 1996. In tal caso, l’aumento stipendio può portare anche ad un incremento della pensione futura.

In quanto una quota della pensione viene calcolata proprio in base alla media delle retribuzioni degli ultimi 15 anni. Quelli che precedono la maturazione dei requisiti per il pensionamento. Questo su aumento stipendio, in particolare, vale per i lavoratori autonomi. Mentre per i lavoratori dipendenti si considera la media delle retribuzioni non su 15, ma sugli ultimi 10 anni. Quelli che precedono, allo stesso modo, la maturazione dei requisiti per il pensionamento.

Aumento stipendio, sale anche la pensione futura con il contributivo?

E se non si rientra nel sistema retributivo, ma nel contributivo? Cosa succede? L’aumento stipendio fa salire lo stesso anche la pensione futura? In tal caso, per chi non ha anzianità contributiva prima del 1996, l’aumento di stipendio porta al versamento di maggiori contributi previdenziali. Con conseguenti benefici per il calcolo della pensione proprio con il sistema contributivo.

Se questo aumento stipendio arriva per esempio dopo i 60 anni, allora il lavoratore col contributivo potrebbe evitare l’accesso alla pensione anticipata. Puntando invece su quella di vecchiaia. E quindi prolungando ancora di qualche anno l’attività lavorativa.

Ed ottenendo poi il vantaggio di avere al ritiro dal lavoro un assegno pensionistico più alto. Proprio grazie al sistema di calcolo contributivo. E grazie proprio agli ultimi anni caratterizzati da un incremento, anche consistente, dei contributi versati. In virtù del corposo ritocco verso l’altro della retribuzione.