Molto spesso ci sono dipendenti che si fermano più dei colleghi, che sono sempre pronti a dare una mano e che lavorano al di là del mero dovere, ma nonostante questo hanno uno stipendio uguale a tutti gli altri.

A volte si chiedono come mai non arriva l’aumento, visto che quello che danno all’azienda è nettamente superiore a quello dato da altri, e le risposte potrebbero essere molteplici.

Va innanzitutto chiarito che prevalentemente la questione dei mancati aumenti di stipendi è sentita nella aziende medio piccole in cui, non è raro, esistono le cosiddette figure tuttofare sulle quali il principale può sempre contare.

Queste persone molto spesso rappresentano il maggior punto di riferimento dell’azienda. Ma altrettanto spesso, pur spendendosi maggiormente rispetto ai colleghi, non hanno un ruolo differente dagli altri.

Si tratta di un’ingiustizia? Non è facile rispondere a questa domanda ma è bene sottolineare che ci sono diverse motivazione che possono spingere un datore di lavoro a non riconoscere l’aumento ad un dipendente anche se lavora più degli altri.

Uno potrebbe essere l’idea di mantenere unita la squadra: tutti per uno e uno per tutti. Questo accade soprattutto nelle piccole aziende che rischiano continuamente di essere sopraffatte dalla concorrenza dove il lavoro di squadra diventa un elemento non certo trascurabile. Ma in ogni squadra, si sa, c’è sempre un elemento che emerge, vuoi per ambizione, vuoi per carattere. Come fa un datore di lavoro a spiegare agli altri dipendenti che un collega con le loro stesse mansioni e lo stesso orario di lavoro ha uno stipendio più alto? Da un evento del genere, se non opportunamente motivato, potrebbe derivare risentimento da parte degli altri membri della squadra. Va detto, però, che chi emerge di solito viene ricompensato, se non con un aumento di stipendio in altri modi.

Di seguito continueremo a capire perchè a volte un aumento di stipendio mancato non costituisca un’ingiustizia.

Aumento di stipendio mancato, cambio di ruolo?

Quello che vien spontaneo chiedersi è perchè il datore di lavoro non cambi mansione al dipendente che emerge per premiarlo. Con un cambio di ruolo e di mansione sarebbe motivato anche l’aumento di stipendio. Un cambio di mansione potrebbe, però, cambiare anche i rapporti umani all’interno del team di lavoro. Diverso è se, acclaratamente il dipendente in questione ricoprisse già un ruolo di responsabilità anche se non presente nelle mansioni contrattuali.

Altro motivo che potrebbe spingere il datore di lavoro a negare un aumento di stipendio a un dipendente che lo merita è legato anche al bilancio aziendale. Quello che bisogna tener presente è che il titolare di una piccola azienda potrebbe guadagnare quanto, se non meno, i suoi dipendenti. Un buon datore di lavoro prima paga i dipendenti e poi se stesso accantonanto quanto avanza per i periodi di magra o per investire.

Nella prossima pagina continueremo ad analizzare i motivi di un mancato aumento di stipendio.

Nonostante tutto bisogna considerare che anche un datore di lavoro è un essere umano è può, proprio per questo, incorrere in degli errori. Se non riconosce il maggiore impegno dimostrato da un dipendenteprobabilmente non significa che non vuol riconoscere i suoi meriti o che sia un cattivo “capo”, ma semplicemente che essendo umano può sbagliare.

Aumento che non arriva: cosa fare?

La soluzione, quando non arriva un aumento di stipendio, è quella di impegnarsi meno? Decisamente no anche se sarebbe la decisione più ovvia da prendere. Come abbiamo accennato prima, al dipendente meritevole vengono riconosciuti qualità e impegno in altri modi anche se si potrebbe pensare che “facendo meno” si correrebbe meno il rischio di sbagliare.

E’ lecito pensare che il datore di lavoro che sa che un dipendente si applica più di altri è più soggetto agli errori e, proprio per questo, va valutato con un occhio differente.

Un imprenditore serio, inoltre, riconosce ai propri dipendenti che si impegnano di più anche un altro merito: in caso si verificasse un calo di produzione che costringa al licenziamento è ovvio che il datore di lavoro scelga di privarsi di chi produce meno. In tempi di ristrettezze, infatti, la necessità assoluta di un’azienda è che ci siano figure che si facciano carico di una mole maggiore di lavoro.

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