Ridurre gli effetti dell’aumento dell’età pensionabile intervenendo sul meccanismo di adeguamento automatico all’aspettativa di vita. Questo l’obiettivo centrale dell’interrogazione parlamentare al Governo depositata il 23 luglio scorso in Commissione Lavoro dai deputati del Pd Gnecchi, Damiano e Giacobbe. Vediamo su quali principi insiste l’interrogazione e quali potrebbero esserne gli effetti sull’età pensionabile.

Età pensionabile e aspettativa di vita: limiti e regole

L’età pensionabile viene periodicamente aggiornata e spostata progressivamente in avanti sulla base delle aspettative di vita.

Secondo gli interroganti questo meccanismo crea però effetti distorsivi e possono rappresentare un incentivo alla pensione per via del dividendo tra montante e coefficiente, inferiore (seppure non di molto) all’anno prima. Non è solo la ratio dell’adeguamento dell’aspettativa di vita all’età pensionabile a suscitare perplessità ma anche i criteri applicativi del meccanismo, in particolare il fatto che, per lavori molto diversi tra di loro, sia considerato lo stesso parametro di aspettativa di vita. Quest’incertezza sull’età pensionabile potrebbe incentivare i lavoratori a trovare strade alternativa al sistema previdenziale pubblico. L’interrogazione quindi suona come un invito al governo a cercare dei compromessi per superare le contraddizioni del sistema contributivo per rendere l’adeguamento più equo e socialmente sostenibile. Si ribadisce infatti come la sostenibilità sociale del sistema previdenziale sia importante tanto quanto quella economica. Quali saranno le risposte del governo sull’aumento dell’età pensionabile? Per saperlo occorrerà attendere settembre con la ripresa del dibattito sulla riforma delle pensioni.