Aumento di stipendio, nel 2022, non significa automaticamente busta paga più alta. Il rischio, infatti, potrebbe essere quello di perdere il bonus IRPEF 100 euro (ex bonus Renzi). Se poi a ciò si aggiunge che dalla cedolino paga di marzo 2022 spariranno alcune prestazioni (assegno familiare figli a carico e detrazione figli a carico), per via del debutto dell’assegno unico, il gioco delle tre carte è servito.

Il bonus IRPEF 100 euro nel tempo

L’ex bonus Renzi (quello di 80 euro mensili in busta paga, per intenderci), a decorrere dal 1° luglio 2020, è passato a 100 euro mensili.

In merito, la legge di bilancio 2022 è poi intervenuta con delle modifiche in merito al requisito reddituale da rispettare al fine di averne diritto. In dettaglio:

  • prima della legge di bilancio 2022 (quindi, dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021), il bonus era pari a 100 euro mensili e spettava ai lavoratori dipendenti in possesso di un reddito complessivo fino a 28.000 euro
  • dal 1° gennaio 2022, il bonus resta di 100 euro mensili, ma è pagato a condizione che il reddito complessivo non superi i 15.000 euro (quindi, scende la soglia reddituale).

Tuttavia, spetta anche laddove il reddito complessivo sia compreso tra 15.000 e 28.000 euro. In questo caso il beneficio compete, solo se le detrazioni fiscali trovano capienza nell’IRPEF lorda. In tale circostanza il bonus IRPEF 100 euro è riconosciuto per un ammontare, comunque, non superiore a 1.200 euro annui, determinato in misura pari alla differenza tra la somma delle detrazioni ivi elencate e l’imposta lorda.

Le conseguenze delle modifiche

Da quanto sopra si intuisce che una busta paga più alta può far perdere il bonus e, di conseguenza, non per forza significhi uno stipendio più elevato. Come detto, poi, da marzo 2022, occorre fare i conti anche con l’uscita dalla busta paga dell’assegno familiare per figli a carico e la detrazione per figli a carico.

Queste ultime due prestazioni sono sostituite dall’assegno unico per figli a carico che sarà pagato, mensilmente, direttamente dall’INPS al genitore richiedente.

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