Esplode il mercato delle aste immobiliari. La crisi economica causata dal Covid sta letteralmente mandando in crisi un sacco di famiglie che non riescono più a pagare il muto ipotecario.

Nonostante la moratoria per i pagamenti delle rate di mutuo, molti non ce la fanno più a sostenere le spese della casa acquistata anni prima. E così finisce nel vortice delle aste immobiliari che sta toccano per volumi record mai visti prima.

Boom di aste immobiliari nel 2020

Negli ultimi sei mesi del 2020 il mercato delle aste immobiliari ha registrato un aumento del +63% che tocca il +284% nelle Isole.

Inoltre, sul lato dei prezzi, due case su tre costano meno di 100 mila euro tra quelle pignorate. Comunque sono sotto i 200 mila euro l’89% del totale.

Un dato preoccupante, perché siamo passati da una crisi economica, che vivevamo fino al gennaio dello scorso anno, a una crisi sociale dalla quale non si esce senza un adeguato provvedimento legislativo”.

Lo rileva il Centro Sogeea nel suo Rapporto semestrale sulle aste giudiziarie per gli immobili in Italia presentato in Senato. “Circa un terzo delle abitazioni all’asta si concentra nel Nord Italia, la macro area in cui l’impennata è stata del +30%”, prosegue il rapporto. Aumento lieve, del +7%, anche per le strutture ricettive. Quasi il 60% degli alberghi all’asta si concentra nel Centro Italia.

Classe media in ginocchio

Le aste immobiliari sono un po’ la cartina tornasole della situazione economica della classe media italiana. Se aumentano i pignoramenti, già alti prima dello scoppio ella pandemia, è perché la situazione è grave. L’improvvisa e repentina crisi economica ha ridotto drasticamente la capacità reddituale dei debitori malcapitati rischiando di dilapidare in breve tempo i sacrifici di una vita intera.

“Questa crisi colpisce, ancora una volta, le fasce più deboli – sottolinea Sogeea -. Le procedure rilevate a fine 2020 sono state complessivamente 15.146, a fronte delle 9.262 della precedente rilevazione pari al +63,5% in sei mesi.

Sud e Isole più colpite rispetto al Nord

Nello specifico, circa un terzo delle abitazioni in vendita (5.798 unità ) si concentra nel Nord del Paese, macroarea in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al +27,7%. Ancora più severo il dato del Mezzogiorno, che vede la brusca risalita trascinata dalle Isole, dove l’aumento si attesta al +284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e del +113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020).

Grave la situazione anche al Centro dove si è verificato un aumento del +64%, le procedure rilevate a fine 2020 sono state 4.216, mentre quelle di sei mesi fa erano 2.566. In testa alla classifica delle Regioni la Lombardia, con 2.100 immobili.

A seguire ci sono il Lazio (1727 immobili, +118% rispetto a luglio 2020), la Sicilia (1564 immobili, +250%) e il Piemonte (1532 immobili, più del doppio rispetto allo scorso semestre). Saldo negativo per il Veneto (333 immobili rispetto ai 1517 del semestre precedente), la Liguria (286 rispetto ai 334 di luglio 2020) e il Molise (49 immobili rispetto ai 54 precedenti).

Sopra quota mille immobili ci sono la Campania (1.187 unità, rispetto ai 437 del semestre scorso), le Marche (1028 rispetto ai 678 del semestre precedente), la Toscana (1131 rispetto ai 1063 di luglio 2020).