Pesante crollo delle assunzioni al lavoro nei primi 11 mesi del 2020. I dati elaborati dall’Inps non lasciano adito a dubbi sulla gravità della crisi occupazionale a causa della pandemia. E se non fosse stato per il blocco dei licenziamenti, adesso sarebbe un disastro sociale.

 

Un tratto comune a tutti i Paesi europei coinvolti, chi più chi meno, perché le assunzioni al lavoro non decollano. Ma a differenza del resto d’Europa, l’Italia ha un problema in più: il debito pubblico astronomico.

Cosa che non consente ampi margini di manovra con gli ammortizzatori sociali per non appesantire ulteriormente la spesa per il welfare.

Inps, assunzioni al lavoro crollate del 30%

Nel corso dei primi undici mesi del 2020 le assunzioni al lavoro attivate dai datori privati sono state 4.755.000. Esse evidenziano una forte contrazione rispetto allo stesso periodo del 2019 (-30%) dovuta agli effetti legati all’emergenza da Covid-19 che ha determinato sia una caduta della produzione che dei consumi.

Lo rende noto l’Inps precisando che questa contrazione è stata particolarmente negativa nel mese di aprile (-83%). Ma si è via via attenuata scendendo a ottobre sotto il 20%. A novembre, con l’adozione di nuove misure restrittive nazionali e regionali, si è registrato un aumento della contrazione (-26%). Il calo ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando più accentuato per le assunzioni al lavoro con contratti a termine.

In calo le assunzioni al lavoro a tempo indeterminato

Le trasformazioni da tempo determinato nel periodo gennaio-novembre 2020 sono risultate 460.000. Anch’esse in flessione rispetto allo stesso periodo del 2019 (-31%; -29% per il mese di novembre). E’ però da ricordare che, nel corso del 2019, il volume delle trasformazioni era risultato eccezionalmente elevato (713.000) anche per effetto delle modifiche normative dovute al “Decreto dignità”.

Le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano per il periodo gennaio-novembre 2020 in crescita (+10% sul corrispondente periodo 2019).

Le cessazioni nel complesso sono state 5.051.000, in forte diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-20%). Tale diminuzione è stata particolarmente accentuata nel periodo marzo-novembre per i contratti a tempo indeterminato e di apprendistato (rispettivamente -29% e -30% sull’analogo periodo del 2019).

Divieto licenziamenti e incentivi all’assunzione

Per effetto anche dell’introduzione, il 17 marzo (DL n. 18, 2020, “Cura Italia”) e la successiva riconferma (DL n. 34, 2020, “Rilancio”) del divieto di licenziamento per ragioni economiche, riconfermato anche dal DL n. 104, 2020, “Agosto”, con qualche marginale attenuazione (in particolare viene consentito il licenziamento in caso di cessazione dell’azienda).

In calo anche le assunzioni al lavoro di giovani under 35 con incentivi contributivi. Nel periodo gennaio-novembre 2020 sono stati 75.320 (42.168 assunzioni e 33.152 trasformazioni a tempo indeterminato) i rapporti di lavoro che hanno usufruito dei benefici previsti dall’esonero triennale strutturale per le attivazioni di contratti a tempo indeterminato di giovani fino a 35 anni (legge n. 205/2017). Tale  valore risulta in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-26%). I rapporti così incentivati costituiscono il 5% del totale dei rapporti a tempo indeterminato attivati (assunzioni al lavoro + trasformazioni).