In che modo il debutto del reddito di cittadinanza, che dovrebbe essere richiedibile da aprile prossimo, potrà incidere sui contratti di assunzione colf e badanti? Nella bozza del decreto sul reddito di cittadinanza è fatto riferimento ad un sistema per incentivare l’assunzione dei beneficiari del sussidio, aiutando i centri per l’impiego a trovargli un lavoro.

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Nel testo si fa riferimento generico alle imprese ma per il momento le aziende non hanno preso posizione ufficiale su questa possibilità di sgravio dei contributi.

Chi invece ha detto già la sua è Assindatcolf, associazione che rappresenta le circa due milioni di famiglie datrici di lavoro domestico. Chi assume colf e badanti che percepiscono il reddito di cittadinanza avrà qualche vantaggio fiscale? Alla lettera inviata al vicepremier Luigi Di Maio non ci risulta che abbia fatto seguito una risposta ufficiale del governo.

Lavoro a chi percepisce reddito di cittadinanza: valgono anche offerte come colf e badanti?

In attesa di leggere il testo definitivo del decreto sul reddito di cittadinanza, che dovrebbe essere pubblicato a ore (salvo ulteriori rinvii), le richieste di Assindatcolf appaiono chiare. Il vicepresidente Andrea Zini ha ribadito che “il reddito di cittadinanza può sancire il definitivo abbandono del settore al lavoro nero. Oppure l’occasione per lanciare una campagna di emersione. Tutto dipende da come sarà scritto il decreto. Dalle varie bozze non è chiaro se ad assumere con gli sgravi contributivi del reddito di cittadinanza possano essere anche le famiglie. Siamo convinti che potrebbe essere un’opportunità”. Dunque il sindacato non ha dubbi che far rientrare le famiglie che assumono colf e badanti in questa misura potrebbe essere una strada percorribile.

Ma Gigi Petteni, presidente dell’Inas, l’Istituto nazionale di assistenza sociale della Cisl chiarisce anche che “tutto dipende da come sarà scritto il testo”.

Che qualcosa vada fatto è evidente visto che, stando ai numeri, oggi 6 lavoratori domestici su 10 lavorano in nero. A volte sono colf e badanti a non voler essere assunte, altre volte le famiglie non possono permettersi di pagare i contributi. In entrambi i casi il lavoro in nero (che ricordiamo essere illegale e pericoloso) appare essere l’unica via. Zini ipotizza: “oggi una famiglia con una badante a tempo pieno paga 700-750 euro a trimestre di contributi. Insomma, con i fondi corrispondenti a un anno di reddito di cittadinanza “pieno” si potrebbero azzerare i contributi per tre anni”. Resta da capire l’applicabilità perché l’80% delle badanti sono straniere. Poi c’è il fatto che gli sgravi contributivi ad un certo punto finirebbero. E allora la convenienza fiscale a mantenere il lavoratore in regola verrebbe meno. Sarebbe più opportuno pensare ad una forma di incentivo stabile nel tempo e duraturo.